DELITTO GENOVA, COSA È DAVVERO SUCCESSO: LA CONFESSIONE

Alla fine ha confessato subito Filippo Giribaldi, il portuale che martedì a Genova ha ucciso con un colpo di pistola Manuel Di Palo per le vie del centro: «Ero geloso – ha detto durante l’interrogatorio davanti alla pm Eugenia Menichetti – frequentavo una donna che da qualche settimana frequentava anche Di Palo. Era stata lei a dirmi che voleva liberarsi di lui e di un suo amico. Loro la vedevano e le davano la droga». La vicenda del delitto choc il giorno del 25 aprile ha fatto scalpore per due fatti principali, ripresi dalla stampa nazionale: in primis la modalità, con l’assassino che dopo l’omicidio si è rifugiato nella chiesa Santissima Annunziata del Vastato confessando tutto al sagrestano. In secondo luogo, è da rilevare quello che è invece stato sottolineato dai quotidiani in merito alle “credenze” dei due personaggi coinvolti.



«Assassino no vax uccide ex militante fascista di Casapound»: più o meno questo il senso dei tanti titoli apparsi su giornali, web e social in questi due giorni di indagini scattate sul terribile delitto di Genova. Con la confessione poi giunta in queste ore alla stampa il quadro si era anche chiuso: «Il mio assistito era da quattro giorni sotto crac e si credeva inseguito dai carabinieri», ha spiegato l’avvocato difensore di Giribaldi, Paolo Scovazzi. Il “camallo” di Genova (termine genovese di origine araba, è lo scaricatore o facchino operante sulle navi nel porto, ndr) ha spiegato agli inquirenti, dopo aver subito confessato l’omicidio, di essere andato sotto casa della donna e di aver avuto prima una lite con un’altra persona che era assieme a Di Palo in casa della 52enne: «è sceso giù e lui gli ha lanciato 20 euro gridandogli ‘Te la pago io’», sottolinea ancora il legale ai pm. Solo in un secondo momento Di Palo è sceso e ha inseguito Giribaldi che allora avrebbe sparato per “difendersi”: «Subito dopo si è rifugiato in chiesa confessando: “Ho ucciso un uomo”».



DELIRI GIORNALI E VIROLOGI SU DELITTO GENOVA: “KILLER NO VAX UCCIDE FASCISTA”. LA REPLICA DE ‘LAVERITÀ”

Caso atroce ma tutto sommato chiuso: un portuale definito come «leader dei no vax di Genova» arriva ad uccidere un tipo “losco” in quanto “ex militante di Casapound” peraltro inserito nel giro della droga. Così i giornali hanno definito il caso di Genova e così pure è intervenuto il virologo Matteo Bassetti sui suoi canali social: «Una preghiera per l’uomo che oggi e’ stato ucciso in via Polleri a Genova. Chi è stato fermato come presunto omicida possedeva un’arma che gli inquirenti dovranno stabilire se legalmente o meno. In questi ultimi due anni come si appende dall’articolo di GenovaQuotidiana aveva manifestato apertamente contro la campagna vaccinale».



Oggi su “La Verità” il vicedirettore Francesco Borgonovo sottolinea però le tante inesattezze scritte e riferite sul caso di Giribaldi e Di Palo, a partire proprio dai titoli e dalle dichiarazioni tanto di Bassetti quanto del giornalista Gad Lerner: «la volontà di titolisti e commentatori di sfruttare la vicenda. Per come è stata raccontata ieri veniva da pensare che un fanatico antivaccinista avesse ucciso un pericoloso fascio per chissà quale losco traffico tra imprendibili». Il quotidiano “La Verità” definisce però questa ricostruzione come un autentico «delirio» pure vagamente ideologico come rileva il titolo della Stampa: «il militante di CasaPound ucciso dal camallo no vax». In particolare Borgonovo si scaglia contro i colleghi di “Stampa”, “Repubblica” o “Corriere”: «stiamo parlando di quotidiani che, se un clandestino armato di piccone e urlante slogan jihadisti colpisce un ignaro passante, titolerebbero “Uomo ne ferisce un altro”». Insomma, conclude “La Verità” sul caso di Genova, «guai a citare nazionalità o propensioni politiche o sessuali di un criminale (persino se hanno influiti sul delitto) a patto che queste rientrino fra le categorie protette dall’ideologia. Se invece le stesse categorie si possono sfruttare contro i nemici ideologici, le sbattono nei titoloni anche se non sono affatto rilevanti».