Alberto Genovese potrebbe essere scarcerato tra due mesi in virtù delle nuove norme contenute nella riforma Cartabia. L’imprenditore a settembre scorso era stato condannato per violenza sessuale a otto anni e quattro mesi. La pena successivamente è stata ricalcolata al ribasso, arrivando a poco meno di sette anni, dopo che la difesa ha rinunciato a impugnare in appello. Adesso il detenuto è stato trasferito dal carcere di Lecco a quello di Bollate, ma presto potrebbe tornare in libertà.



La pena rimanente, infatti, come riportato da Il Giornale, potrebbe essere scontata in affidamento in prova ai servizi sociali oppure ai domiciliari in una clinica. È ciò che è previsto dalla riforma Cartabia alla soglia dei quattro anni residui. Quest’ultima verrà presto raggiunta da Alberto Genovese, il cui residuo, tenuto anche conto del «pre sofferto» (il tempo trascorso in custodia cautelare), supera il tempo previsto di soli circa due mesi.



Genovese scarcerato per riforma Cartabia? Cosa prevedono le norme

Le norme dunque sono chiare: Alberto Genovese tra due mesi potrebbe essere scarcerato e affidato in prova ai servizi sociali oppure potrebbe finire di scontare la sua pena ai domiciliari in una clinica. I risvolti della vicenda, tuttavia, dipenderanno dagli esiti degli altri processi che vedono coinvolto l’imprenditore, il quale è accusato anche di altre due violenze sessuali, nonché dei reati di intralcio alla giustizia e di detenzione di materiale pedopornografico. Nel caso in cui questi dovessero portare a delle nuove condanne, infatti, i tempi probabilmente tornerebbero ad allungarsi.



Per il momento comunque Alberto Genovese resta in carcere, dove si trova dal 13 febbraio scorso dopo avere trascorso alcune settimane in una clinica per tossicodipendenti. La difesa rappresentata dai legali Luigi Isolabella, Davide Ferrari e Stefano Solida aveva presentato una istanza contro il provvedimento di carcerazione, ma quest’ultima è stata rigettata nei giorni scorsi dal gup Chiara Valori su richiesta del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Adriana Blasco.