L’ALLARME UE CON GENTILONI SUI SOCIAL MEDIA: “RISCHI PER LA DEMOCRAZIA. EUROPA PUÒ ESSERE SOFT POWER NEL MONDO”
Secondo il commissario uscente all’Economia Ue Paolo Gentiloni lo sviluppo e i contenuti dei social network e dei media sono un autentico rischio per la democrazia tanto europea quanto internazionale: lo ha detto l’ex Premier Pd durante la quinta conferenza del Soft Power Club a Venezia, intervenendo sui tanti punti all’ordine del giorno recenti in merito al rapporto “complesso” tra democrazia e social media. Dall’arresto del fondatore di Telegram (con 12 capi di accusa e con scenari tutt’altro che “limpidi” sull’asse Francia-Russia-Usa) fino alle accuse lanciate contro X di Elon Musk, passando per il controverso caso Meta-Biden denunciato ieri da Zuckerberg.
Ebbene, per il commissario Gentiloni dall’Europa occorre che si continui ad esercitare un ruolo di “soft power” nel mondo riaffermando principi e valori di libertà davanti alle autocrazia se non proprio regimi sparsi nel globo: è ad esempio sulla libertà di parola, espressione e informazione che si concentra il messaggio di Paolo Gentiloni, denunciando la polarizzazione delle idee generata dai social. Secondo l’ex Presidente del Consiglio, lo sviluppo di piattaforme come X, Facebook, Telegram e TikTok rende quasi impossibile mettersi d’accordo persino sui fatti “di base”; non solo, prosegue Gentiloni, tali progressi «sono troppo spesso sfruttati da attori intenzionati a seminare discordia nelle nostre società».
GENTILONI, LE NORME UE E I CASI META, X E TELEGRAM: DOVE STA IL VERO ALLARME?
Il rischio effettivo per il commissario agli Affari Economici Gentiloni è che con questo sviluppo dei social media si arrivi a minare definitivamente «le nostre democrazie». Invece che aiutare l’espansione di informazione libera, l’accesso gratuito (o quasi) per tanti, l’attualità suggerisce un certo sguardo “ingenuo” che l’Occidente ha avuto nei confronti dei social. L’elenco fornito da Gentiloni è piuttosto lungo e molto aspro: «algoritmi che premiano chi fa appello alle nostre emozioni peggiori, alla paura, all’odio. I progressi dell’intelligenza artificiale ci permettono di disporre di video deepfake indistinguibili dalla realtà».
L’invito finale è quanto di fatto sviluppato dall’Europa negli ultimi anni con l’approvazione della Digital Services Act e di tutte le norme atte a “controllare” meglio quanto emerge sui social media: «Se non ci si può più fidare di ciò che si vede e si sente, anche questo può iniziare a incrinarsi. Questi sviluppi, se non controllati, – attacca l’ex Premier Pd – rischiano in definitiva di minare le nostre democrazie».
Il discorso di Gentiloni oggi è stato riportato praticamente da tutti quotidiani e media italiani, identificandolo come l’altolà della Commissione Europea sui rischi derivanti dai social. Ora, lungi da noi difendere la categorie di piattaforma dove circola tutto e il contrario di tutto: ma se da un lato è vero che esiste un problema serio con la diffusione di odio e gravità sul web, e che rischia di minare la democrazia, è anche vero che occorrerebbe prendere sul serio le democrazie occidentali che attaccano a muso duro X e Telegram mentre cercano di “controllare” gli altri social legati a Meta. La denuncia fatta da Mark Zuckerberg in merito alle pressioni ricevute dall’amministrazione Biden per censurare alcuni contenuti sulla pandemia Covid e sulle inchieste del figlio del Presidente dem è passata quasi “sotto silenzio” a livello globale ma rappresenta un pessimo “spot” per la libertà di espressione e di stampa. L’arresto in Francia del fondatore di Telegram Pavel Durov, così come gli attacchi dei media americani contro Musk dopo l’endorsement per Trump (e lo scontro a distanza con il commissario Ue Breton che minaccia di chiudere X) sono anch’essi dei cattivi presagi di quanto potrà avvenire in futuro: il tema di “controllare” social e media, come auspica Gentiloni e il resto dell’Ue, non può essere “macchiato” da una scelta arbitraria e ideologica su chi risulta tra i “buoni” e chi invece viene squalificato a priori come “cattivo”. Serve equità, serve buon senso, serve soprattutto libertà: il tema dei social è serissimo e una “museruola” a “targhe alterne” non è forse la miglior risposta.