IL COMMISSARIO UE GENTILONI BOCCIA I TRATTATI DI MAASTRICHT: ECCO PERCHÈ…
Il commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, se da un lato continua a ritenere come «urgente e necessario» un nuovo Patto di Stabilità e di Crescita per l’intera eurozona, dall’altro si “espone” nel considerare alcune regole passate dell’Europa non solo superate ma anche del tutto “dannose”. È il caso, ad esempio, dei trattati di Maastricht firmati nel 1992 (ma in vigore dal 1 novembre 1993), di fatto la base delle istituzioni europee per come le conosciamo oggi: intervistato da “La Stampa” è proprio l’ex Premier dem a bocciare tale istituto specie per gli effetti sperati ma mai del tutto raggiunti da quel blocco di regole.
Parlando del difficile momento economico che il Governo di Germania si ritrova ad affrontare, con la Manovra da riscrivere dopo il clamoroso “buco” nel bilancio generale, il commissario Gentiloni sottolinea come «Alle spalle abbiamo regole (quelle di Maastricht, ndr) che non hanno assicurato né adeguati livelli di crescita, né riduzioni di debito». La situazione è delicata e l’economia europea deve a tutti costi uscirne vincitrice: sull’accordo per un nuovo Patto di Stabilità, il funzionario Ue ripete come sia «possibile e necessario» raggiungerlo a stretto giro. Spiega Gentiloni che la crescita tutt’ora è bassa in quasi tutta l’Europa: «Ci aspettavamo una recessione, dunque sarebbe potuta andare peggio. L’Unione nel suo insieme cresce ancora, ma ci sono dieci Paesi in recessione. L’inflazione cala più del previsto, in alcuni Paesi è bassissima, in altri siamo di nuovo all’inflazione negativa. La cosa straordinaria è che il mercato del lavoro va ancora bene, merito anche dei fondi europei. Ma in Paesi come l’Italia il debito è troppo alto e anche da noi la crescita troppo bassa».
PNRR, PATTO STABILITÀ E BOLLETTE: COSA HA DETTO L’EX PREMIER PAOLO GENTILONI
Gentiloni per questi motivi ritiene che debba arrivare un accordo finale sul Patto di Stabilità che provi a raddrizzare errori del passato tanto dei singoli Paesi Ue quanto della stessa Eurozona: «Occorre un accordo che permetta più realismo nella riduzione del debito e più spazi per la crescita. Io rivendico la proposta iniziale della Commissione. Penso che quello schema non debba essere sovraccaricato di troppe regole, soprattutto se restrittive. L’economia europea non può essere ingessata». Sempre a “La Stampa” è il commissario Ue agli Affari Economici ad elencare le priorità imminenti in arrivo prima delle Elezioni Europee del giugno 2024, a cominciare dal Recovery Fund.
«Alla fine di quest’anno la Commissione avrà erogato duecento degli ottocento miliardi di euro del Piano: la metà di questi duecento miliardi sono stati erogati all’Italia. Questi numeri danno la dimensione dell’importanza del progetto, e della responsabilità in capo a Roma se vogliamo che il modello sia replicabile. Sono soddisfatto perché lo strumento è stato gestito dalla Commissione con flessibilità. In Italia, grazie alla revisione il Pnrr non sarà più l’eredità di un governo precedente», rileva Gentiloni rispondendo a distanza alle critiche dell’ex Premier Mario Draghi che in settimana aveva parlato di un’Europa in declino «se non diventa Stato». Per il commissario Ue il lavoro sarà lungo e difficile: «Abbiamo vissuto decenni con l’idea che il mercato unico incondizionatamente aperto al commercio fosse un modello sufficiente a competere nel mondo. Mettere in discussione questo modello sei o sette anni fa a Bruxelles sarebbe stata trattata come un’eresia. Ma l’Europa, come e stato detto, non può essere l’unico erbivoro in un mondo di carnivori. Dobbiamo lavorare alla sua autonomia strategica».
Per finire, in risposta alle critiche nate in Italia per la fine del mercato tutelato dell’energia – missione votata dal Governo Draghi, con sostegno del Pd e sottoscritta tra gli obiettivi raggiunti dal PNRR nella terza rata già erogata – Gentiloni sottolinea di non voler entrare nello scontro parlamentare, ma difende comunque quella riforma (che oggi il Pd contesta quasi “dimenticandosi” di averla votata appena due anni fa): «Da italiano e da ex presidente del Consiglio dico che è una riforma sensata. Da commissario europeo le rispondo che se un obiettivo è stato approvato e le risorse erogate, è difficile non tenerne conto. Esamineremo eventuali richieste del governo, ma il Pnrr non è una porta girevole».