Paolo Gentiloni lo ha ribadito più volte nel corso delle ultime settimane: «il Recovery Fund deve avere un accordo rapido e immediato, non si può perdere altro tempo». Ecco, il Commissario agli Affari Economici insiste sulla rapidità degli interventi anche perché sa bene che i soldi veri del Next Generation Eu e l’anticipo sul Bilancio pluriennale dell’Unione Europea non arriveranno affatto ad inizio 2021 ma se va bene nell’autunno dello stesso anno: lo ha confermato lo stesso ex Premier Pd in una lunga intervista a Die Welt in vista del nuovo Consiglio Europeo nel quale l’accordo di massima dovrà essere trovato se non si vorrà ritardare ancora l’arrivo di quei fondi necessari per contrastare la crisi del Covid-19. «Se gli Stati membri concordano su un potente piano di ricostruzione, ciò creerà fiducia in molte economie e tale fiducia da sola può aiutare l’economia europea a riprendersi più rapidamente. E chiaramente, non appena il piano è deciso, deve procedere rapido. Il fattore chiave sarà la rapidità con cui gli Stati membri che desiderano ottenere fondi dal fondo possano presentare i propri piani di riforma e investimento», spiega Gentiloni che però non smentisce affatto la previsione di Die Welt sull’accordo che alla meglio del meglio «non arriverà prima dell’autunno 2021, quando sarà troppo tardi».
GENTILONI “STRIGLIA” L’UE: “ORA BASTA RINVII”
Per questo Gentiloni spinge sempre di più sulla critica all’attendismo di alcuni Paesi, ribadendo tanto alla Die Welt quanto al Financial Times oggi che «la recessione di Covid minaccia di distruggere la zona euro». Servono i soldi, servono gli accordi del Recovery Fund e servono subito: «Al prossimo vertice Ue non ci possiamo permettere né fallimenti né rinvii. L’Europa sta vivendo uno shock economico devastante e senza precedenti. Ma questa sfida ci dà anche l’opportunità di una transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile e più giusto», scrive ancora il Commissario agli Affari Economici nel suo editoriale sul FT. Per rendere più rapido il tutto, Gentiloni ha proposto di passare «dal sistema di voto all’unanimità a quello a maggioranza qualificata sulle materie fiscali» attraverso il ricorso alle disposizioni già contenute nel Trattato UE. Un modo per combattere le politiche fiscali molto “aggressive” (vedi Irlanda e Olanda?) e per portare una vera riforma sul sistema di tassazione comunitaria.