«Sui piani di rilancio nazionali del nuovo Recovery fund Ue non c’è la condizionalità della Troika ma andranno attuati come previsto, altrimenti si perdono i fondi»: lo ha detto chiaro e tondo poco fa da Bruxelles il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, presentando il Next Generation Eu lanciato ieri dalla Presidente Von der Leyen e punto di inizio del tavolo di discussione prossimo in Consiglio Europeo. In questo senso, sia il “falco” Dombrovkis sia la “colomba” Gentiloni sono concordi sul presentare il Recovery Fund non come un fondo perduto “tout court” ma come un’opportunità per gli Stati di fare le riforme «volute a livello comune dal board europeo»: quei 750 miliardi che verranno stanziati quasi tutti dal 2021 in poi (anche se Gentiloni ha ricordato che gli Stati potranno presentare le prime richieste e un mini-anticipo già da ottobre) è per l’Italia e per l’Ue «una grande responsabilità, anche perché non credo avrà tante opportunità come questa in futuro: sulle risorse disponibili per il nostro Paese ho letto cifre intorno a 170-180 miliardi, Anche se l’Italia è un contributore netto per 4 miliardi l’anno è ‘tanta roba’, come si dice a Roma: il problema è come spendere queste risorse», spiega a Radio Anch’io il Commissario europeo agli Affari Economici.
GENTILONI E IL RECOVERY FUND: COSA CAMBIERÀ
Ma è sul nodo riforme che si concentra la discussione in seno all’Europa tanto oggi quanto sarà soprattutto nel futuro più prossimo: «il ricorso al Recovery Fund non implica una intrusione della Ue nelle scelte nazionali», spiega ancora nella conferenza stampa di presentazione del Recovery Fund da Bruxelles il commissario Gentiloni, «la scelta di accedervi è volontaria». Ma è anche vero che «ci sono obiettivi generali da perseguire: il sostegno in termini di prestito e sussidi è legato all’attuazione degli impegni». Paolo Gentiloni prova ad entrare nel dettaglio e spiega così il Recovery Plan avviato ieri dalla Commissione Europea: «non si tratta di uno strumento di salvataggio con le condizionalità connesse: vi si accedere su base volontaria, a disposizione di tutti, gli Stati possono presentare i loro programmi di cui sono responsabili e il sostegno Ue è legato all’attuazione degli impegni». Le priorità comuni ribadite ieri dalla Von der Leyen (crescita, green, digitale) saranno la base delle raccomandazione Ue cui i Paesi richiedenti il Recovery dovranno “promettere”.
Per provare a capire come potrà funzionare a livello “applicativo” lo strumento lanciato dalla Commissione, Gentiloni dettaglia così «Gli Stati devono presentare il Recovery plan alla Commissione ad aprile, come allegato al programma nazionale di riforme, ma possono già sottoporlo a ottobre assieme alla bozza di legge di stabilità così possiamo valutarlo più rapidamente, anzi incoraggiamo a farlo». Da ultimo, guardando ancora al caso-Italia, l’ex Premier Pd non nasconde «il debito italiano deve essere tenuto sotto controllo. Non è che, avendo questo grande ammontare di risorse, si può dimenticare che siamo un Paese troppo indebitato. Adesso dobbiamo spendere ma nel medio-lungo periodo dobbiamo mettere il debito in un percorso più gestibile, perché altrimenti rischiamo tra qualche anno di trovarci in difficoltà».