I SOLDI RECOVERY FUND E LA “FAKE” (DI CONTE) SUL NEGOZIATO CON L’UE: LA VERSIONE DI GENTILONI

«Ora dobbiamo correre»: così esultava l’ex Premier Giuseppe Conte il 10 dicembre 2020 al termine del Consiglio Europeo, rivendicando i risultati che portarono all’Italia 209 miliardi nel Next Generation Eu. In quella riunione-fiume a Bruxelles venivano fissate le quote del Recovery Fund, il piano Ue da 1800 miliardi di euro per far fronte alla crisi economica generata dalla pandemia Covid-19 (e dai lockdown). Ecco, secondo il Commissario agli Affari Economici a Bruxelles Paolo Gentiloni – non certo un “avversario” politico dell’attuale leader M5s – non andò esattamente come la versione contiana sosteneva fin da quello storico Consiglio Ue.



«Non ci fu alcun negoziato, i soldi furono decisi da un algoritmo»: per l’ex Premier Pd, intervistato da Paolo Valentino sul “Corriere della Sera” (e nel libro “Nelle vene di Bruxelles. Storie e segreti della capitale d’Europa”), la tesi della vittoria italiana nel negoziato con l’Europa sui 209 miliardi è palesemente falsa. Certo, con un cospicuo ritardo rispetto agli eventi, ma Gentiloni sottolinea senza remore come nel luglio 2020 – quando iniziarono le trattative – le quote del Recovery Fund non furono decise dai leader dei singoli Paesi. «Emettere debito comune per 800 miliardi senza dedicare un euro a progetti comuni è stata un’occasione persa. Tutti questi soldi sono stati dati in br a un algoritmo ai vari Paesi, mentre è chiaro che i finanziamenti comuni europei dovrebbero innanzitutto andare a progetti comuni», spiega il Commissario all’Economia nella “giunta Von der Leyen”.



“ITALIA PAESE PIÙ COLPITO DAL COVID, FONDI PNRR OCCASIONE STORICA”: COME AVVENNE INVECE LA DISTRIBUZIONE DELLE QUOTE TRA I PAESI UE

Perciò in quei 209 miliardi di euro giunti all’Italia, ovvero 81,4 miliardi in sussidi e 127,4 miliardi in prestiti (con interessi), non sarebbero esattamente stati ottenuti con la ferrea volontà del Premier Giuseppe Conte e del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (tra l’altro in quota Pd come Gentiloni, ndr). Secondo quanto raccontato dal Presidente del Consiglio al collega Valentino, i fatti andarono in maniera completamente diversa: le quote di finanziamento al Recovery Fund non sono state negoziate dai Capi di Governo, come invece ha sempre sostenuto Conte. «Sono state ricavate da un algoritmo che è stato tra l’altro ideato e definito da due direttori generali (entrambi olandesi)», spiega ancora Gentiloni che parla di “retorica italiana” sull’aver conquistato «un sacco di soldi».



La versione dell’allora Governo giallorosso non è dunque vera secondo il commissario Ue: «L’Italia è il settimo Paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e Pil. Ci sono altri che in termini relativi hanno portato a casa molto di più, dalla Spagna alla Croazia. Sempre grazie all’algoritmo». Quando nel marzo scorso la Premier Giorgia Meloni accusò Conte di essersi fatto dettare la linea sul PNRR dalla Germania di Angela Merkel, il leader grillino in Parlamento sostenne nervosamente che il suo Governo andò in Europa nel 2020 portando a casa «209 miliardi di euro. Lei non ha portato nulla ed in compenso rischia di farci perdere i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza». Un anno e passa dopo, Gentiloni è come se smontasse quella narrazione, riportando la cronologia dei fatti sui corretti equilibri: l’Europa stabilì che le quote dovessero essere preparate sulla formula digitale che mixava il numero delle vittime da Covid e i danni provocati all’economia dalle conseguenze della pandemia. I lockdown più duri d’Europa (decisi dal Governo Conte-2) nel Paese per primo colpito dal virus hanno certamente influito nei soldi del Recovery Fund giunti in Italia: non esattamente una “trattativa negoziale”, insomma…