Il mondo uscito fuori prima dalla crisi pandemica da Covid-19 – iniziata a gennaio 2020 in maniera conclamata – e poi dai fatti in Ucraina iniziati il 24 febbraio 2022 è un mondo nuovo, non più basato sulla globalizzazione economica e finanziaria degli eventi, che aveva come aspetto conclamato l’egemonia degli Usa su tantissime dimensioni planetarie dell’agire umano; è un nuovo mondo nel quale è ripristinata in chiaro la volontà di quegli Stati che pensano di avere le risorse sufficienti, di avere di nuovo piena autonomia e discrezionalità su qualsiasi evento economico, politico e finanziario nel mondo.
Il primo Stato della lista è la Russia che ha lanciato all’impero americano la sfida fondamentale e cioè usare le armi in contesti internazionali se gli interessi della nazione lo richiedono, senza che gli Usa abbiano avuto la benché minima reazione simmetrica; in tale ambito, pertanto, è da dare al 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, lo stigma del fallimento strategico dell’impero americano, in quanto la potenza egemone non ha potuto affrontare in maniera diretta la sfida, e questo perché – come sempre saputo dagli analisti veri di mezzo mondo – una delle pochissime dimensioni in cui l’impero americano non si è mai potuto realizzare è stata quella militare; in sostanza, lo scontro diretto con la Russia non solo porterebbe fine certa agli Usa, ma al pianeta intero compresa la stessa Russia.
L’essenza fondamentale dell’equilibrio del terrore sembra alla fine non appartenere a nessuno dei due contendenti principali. E poi, per esattezza di dati, non va dimenticato che una decina di altri nazioni insieme raggruppano circa 1.400 testate nucleari complessive, mentre Usa e Russia di fatto sono intorno alle 12.500 complessive. In più chiare lettere non solo equilibrio del terrore, ma anche duopolio dello stesso che ha messo i due contendenti di fronte a un’impossibilità ontologica all’azione concreta e operativa.
Ho sottolineato tali aspetti perché credo che è in tali contesti culturali che è venuto maturando in tanti settori del potere politico, industriale e finanziario statunitense la pericolosissima idea che le armi nucleari non verrebbero mai usate.
Prigionieri gli Usa di molto della loro cultura, compresa l’industria cinematografica di Hollywood, hanno cominciato a costruire uno schema di gioco del tipo del Dilemma del prigioniero, nel quale alla fine tramite un’estensione chiamata “folk teorem”, che altro non sarebbe che un dilemma del prigioniero giocato indefinite volte con gli stessi protagonisti, si riuscirebbe a stabilire a livello strategico e di contesa una situazione comunque cooperativizzante, intesa nel senso che nessuno dei partecipanti farebbe mosse che portino alla distruzione accertata e acclarata di se stessi. Quindi, sono possibili tutti gli scontri tra Usa e Russia, in quanto le armi nucleari non verrebbero mai usate, perché non convenienti per nessuno dei due.
Mi preme subito sottolineare che tali conclusioni mi fanno venire la pelle d’oca, perché da subito è un po’ come dire che non c’è nessun pericolo a essere mille metri sopra alla bocca dell’Etna con un aereo, in quanto siamo lontani dalla bocca del vulcano; si è vero, siamo lontani dalla bocca del vulcano, ma non con i piedi per terra, bensì su un aereo che ci vola sopra. L’insidia nascosta nei fatti ha sempre portato a crepe voluminose nei ragionamenti creduti più brillanti, e infatti per quanto gli Usa attualmente, tramite tanti loro apparati dentro e fuori la nazione, cercano di convincere mezzo mondo della bontà di questi ragionamenti – echi, infatti, se ne sono visti anche sulla televisione e sulla stampa italiana col volto di giornalisti prezzolati e famosi, ma che personalmente stimo poco -, in realtà hanno sempre avuto una seconda linea di approfondimento politico e di interventi, e cioè quella basata sul fare implodere dall’interno la Russia; in via più generale, considerando l’Occidente complessivamente inteso, è dal 1904 che si sono costruite rivolte in Russia che hanno portati a esiti più o meno rispondenti agli scopi, e l’ultima in ordine di tempo è la rivolta di Eltsin del 1991 che portò la Russia in orbita americana addirittura, almeno per una decina di anni.
Bene, è proprio questa la strada che da qualche mese sembra diventata preponderante nel clima politico americano, e infatti vari atti importanti e tragici si sono succeduti in Russia in quest’ultimo anno e mezzo; li elenchiamo per la bontà dell’esposizione: l’esplosione del Nord stream 1 e 2, l’assassinio della figlia di Dugin, i due attentati al ponte di Crimea, gli incidenti di frontiera a Belgorod, i droni su Mosca, vari incendi a siti più o meno di una certa importanza in tutto il Paese e, il più importante, il tentativo di rivolta di Prighozhin del 24 giugno scorso.
Comunque, la si metta in merito alla dimensione operativa di questi fatti, e cioè chi è stato direttamente coinvolto, la mano lunga, si direbbe la regia degli eventi è a Washington. E questo aspetto ci porta diritti alla nozione strategica ultima degli Usa volutamente aberrata, e cioè vedere la Cina nel medio lungo periodo come il vero avversario, mentre nel breve medio periodo è necessario ridimensionare la Russia.
Detto meglio, il ridimensionamento della Russia nel breve medio periodo è la condizione necessaria, sine qua non, per affrontare nel medio lungo la Cina. Strategia aberrata, perché mette insieme dimensioni diverse sia temporali che di ambiti portando così a una visione diacronica degli eventi, dove cioè il solo scorrere del tempo non basta a risolvere i problemi.
Infatti, qui si pone subito una gran bella domanda: se gli Usa non riescono a ridimensionare la Russia cosa accade?
Ho sottolineato tale aspetto, perché secondo me, è in questo modo di porsi che gli Usa stanno mostrando appieno la loro crisi e la loro incertezza strategica di fronte a un mondo che non riescono più a governare perlomeno nelle dimensioni economiche e finanziarie.
E poi, i cosiddetti avversari avranno anche loro delle proprie strategie o subiscono inerti a mo’ di maglio ciò che viene deciso a Washington?
Queste riflessioni pertanto ci portano alla seconda parte di questa analisi: le risorse materiali.
(1- continua)
giovanniricci669@gmail.com
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI