Le relazioni economiche internazionali segnate dall’innalzamento duraturo e persistente dei tassi di interessi portano con sé radicali cambiamenti al loro funzionamento intrinseco, in quanto descrivono un mondo con molti più rischi rispetto a quello globalizzato, nonché come corollario la fine del dollaro statunitense come valuta benchmark degli scambi e delle riserve. Un innalzamento dei tassi di interesse trascina poi con sé necessariamente la presenza di un’inflazione persistente e sensibile e questo a causa di diversi motivi.



Il primo più appariscente, è fattuale e storico, in quanto non si è mai osservato in nessuna epoca e in nessuna civiltà la presenza di importanti valori dei tassi di interessi senza che questi non fossero accompagnati da inflazione. Il secondo aspetto è la spiegazione teorica principale che si dà a questa dicotomia, e cioè la diuturna lotta tra creditori e debitori; i debitori per pagare agevolmente vecchi debiti che fanno da zavorra e carichi di interessi che ne allungano l’esistenza, hanno bisogno di innalzamenti generalizzati dei prezzi per pagare con moneta a più buon costo questi antichi lacci. Siamo in presenza della lotta sociale ed economica che scatena la presenza di inflazione.



Ma avutosi questo cambio di scenario iniziale e fondamentale, come può atteggiarsi il funzionamento delle relazioni economiche internazionali? In parole povere, come potrebbe funzionare in questo nuovo mondo post-globalizzazione la bilancia dei pagamenti?

È del tutto verosimile e quasi certo – anche perché si è sempre verificato a livello storico, sebbene non in presenza dell’attuale economia post-rivoluzione industriale – l’effetto della notevole contrazione dei movimenti di capitale, fino essi quasi a scomparire, o meglio detto confondersi e dissolversi in pieno nello stock delle riserve ufficiali di pagamento di ogni singolo Paese. Perché si verificherebbe da subito questo effetto? Perché con alti tassi di interesse e senza una valuta di riferimento del tipo del dollaro, nel medio periodo e cioè dai tre anni in avanti, qualsiasi prestito sui mercati internazionali potrebbe essere garantito solo dall’oro.



L’oro, però, è veramente scarso, sia in assoluto, che in relazione al funzionamento delle bilance dei pagamenti del mondo intero; insomma, com’è successo nel passato col gold standard pieno, il commercio internazionale diventerebbe enormemente più costoso, ma non solo. Se infatti abbiamo un generale movimento alla contrazione per tutti i prodotti nazionali di ogni Paese a causa di esportazioni che tendono a divenire più costose, sul lato delle importazioni si verifica per la generalità dei Paesi un effetto ancora più subdolo, e cioè quello in cui in condizioni ordinarie ci vuole prima la valuta internazionale di riserva a disposizione o l’oro e poi si possono attivare le importazioni pagandole quasi cash, per modo di dire. Esclusi i Paesi detentori delle materie prime basiche e della capacità organizzativa e industriale di esportarle, per gli altri Paesi si partirebbe già con un ripido pendio.

Poi, va considerato un effetto calmieratore sul proprio prodotto interno, in quanto gli eccessi di esportazioni prolungati negli anni, vedi ad esempio la Germania e la Cina, non si potrebbero realizzare con la stessa facilità, in quanto avendo a che fare con un sostanziale gold standard, l’ingresso di troppo oro in un Paese prolungato nel tempo rischia facilmente di generare inflazione che toglie competitività e quindi porta al pareggiamento obbligato della bilancia dei pagamenti. In termini più complessivi, un mondo dominato di nuovo dal gold standard e con le attuali capacità e potenzialità industriali, porterebbe facilmente a eccessi di capacità produttive diffuse per il mondo e quindi a un sostanziale ridimensionamento dello sviluppo incrementativo dei redditi nazionali. Un Paese dovrebbe fare affidamento sulle sue capacità essenziali e ricorrere al commercio internazionale con molta più parsimonia di quello che accade oggi.

L’effetto con immagine iconica collegato a questo cambio radicale di paradigma sarebbe lo sgonfiamento impressionante della finanza internazionale sia nei volumi, sia nella tipologia di prodotti speculativi, in quanto non sarebbe più possibile fare enormi leverage debitori per avere ragionevoli aspettative di guadagni compensatori.

Vedendo ciò da un’angolazione basica, è come se sul mondo obbligazionario pubblico e privato la differenza media tra maturity di un titolo e sua duration non fosse più congrua, con valori poi delle convexity (differenziali sulle equazioni sottostanti di secondo grado) assolutamente asintotiche. In parole povere, come già detto all’inizio, alti e duraturi tassi di interesse creano debiti troppo difficili da eliminare e, quindi, o la strada di non attivarli oppure l’altra di affrontarli con inflazioni sensibili.

E poi, non ci sarebbe più il ruolo del dollaro statunitense attuale che in questo momento è del tutto distorto, in quanto il resto del mondo oggi come oggi lo considera e lo deve trattare come uno strumento finanziario come tutti gli altri, mentre gli Usa ne approfittano a ogni giro di round considerandolo una materia prima a disponibilità illimitata e a costo zero; e, infatti, a causa di questa distorsione, si sono potuti permettere il lusso e la mostruosità di avere in pancia 17.000 miliardi di dollari circa di posizione netta debitoria con il resto del mondo.

Basta fare l’esempio mentale che per una ragione qualsiasi la stampa di dollari non potesse essere più possibile nemmeno per un solo dollaro per immaginarci le conseguenze sull’economia degli Stati Uniti di questa situazione; pagare debiti accumulati in maniera mostruosa richiederebbe la fine quasi certa delle importazioni con le conseguenze che una situazione del genere in maniera iniziale e immediata potrebbe avere sull’intero sistema. Crollo del Pil, della ricchezza, svendita di asset in maniera sconclusionata e senza ordine alcuno; data poi la non possibilità di stampare moneta aggiuntiva, crescita esponenziale della velocità di circolazione della stessa e consequenziale innalzamento dei tassi di interesse che per poter essere onorati avranno bisogno di inflazione alta e persistente, e così via alla stregua di una moderna discesa nei gironi di un attuale inferno dantesco.

Il 1929 redivivo ed enormemente più vasto e potente.

(4- continua)

giovanniricci669@gmail.com

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