In attesa di capire quale livello di deterrenza da parte del G7 e alleati contro il blocco dei regimi autoritari permetterà al mercato di sottopesare il pericolo e sovrapesare i geo-fattori ottimistici, riducendo il rischio di isteresi pessimistica, il gruppo di ricerca di chi scrive ha voluto anche inserire uno scenario più lungo. Questo, semplificando, cerca di estendere la vista sulla possibilità di implosione dei regimi autoritari – Russia, Cina, Iran e Corea del Nord – a partire dal 2030 in poi, valutando le conseguenze e ipotizzando una relazione tra aumento di breve termine della deterrenza da parte delle democrazie e capacità di gestione dell’eventuale crisi interna degli avversari geopolitici nel lungo.



Futuro troppo remoto per probabilizzarlo? Eccesso di fiducia sulla superiorità del blocco democratico e sottovalutazione della sua possibilità di sconfitta? Forse, ma il mestiere di scenaristica sia analitica che strategica (raccomandativa) tende a rilevare nel presente indizi realistici di potenziali sviluppi futuri per alimentare sia i Governi di valutazioni oltre il loro tempo di missione e gli attori finanziari sulla temporalità dei loro investimenti.



La teoria ombrello di questa attività cognitiva – derivata dal probabilismo soggettivista del prof. De Finetti – ipotizza che il futuro prevedibile sia individuabile entro un arco di 15 anni circa in base a segnali già visibili nel presente. Per inciso, tale ipotesi interagisce sia con la ricerca sul regime di “cicli” storici ed economici e quella della costruzione di armi e tecnologie di superiorità, ambedue ruotanti attorno a una temporalità di circa 25-30 anni. Ma sono osservabili contrazioni temporali di questi cicli che giustificano un raggio di visione di 10-15 anni. Pertanto la missione di evitare discontinuità negative nel mercato globale andrebbe portata su questa temporalità.



La Cina mostra segni di implosione economica dal 2015: sta reagendo, ma potrebbe non farcela pur un regime autoritario con più capacità ordinativa di una democrazia. Una Cina in crisi interna sarebbe più pericolosa di una stabilizzata per la probabilità di accensione di un conflitto esterno utile per l’ordine interno. Ma ci sono segni che America e Ue lo abbiano capito, modulando limitazioni e sanzioni per evitare il caso peggiore. Più difficile la modulazione tra necessità di un aumento della deterrenza nel breve contro la Russia e quella di evitare un suo disordine interno nel dopo Putin o con una gestione di un Putin stesso quasi ottantenne. Scenario reso più complicato dal possibile trasferimento del conflitto diretto tra potenze a quello indiretto per l’influenza sul Sud globale.

Al momento questo tipo di ricerca suggerisce di armonizzare deterrenza a breve e difesa della stabilità nel lungo. America e Italia appaiono per ora in questa linea logica, la Germania vicina, il Giappone in valutazione, ma la Francia divergente.

La ricerca continua: titolo del progetto “Nova Pax”.

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