Formidabili quelle ragazze. Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, chiude un anno di straordinari successi con la firma apposta alla Brexit. Sembrava impossibile, ma la pandemia ha dato una grande mano, scongiurando un collasso economico ma soprattutto psicologico e politico. La rapidità con cui stavolta la Comunità ha fatto muro di fronte alla variante inglese del contagio suona a conferma dell’efficacia dell’Europa in un momento di grande incertezza. Il tutto alla vigilia della più delicata e gigantesca operazione di distribuzione dei vaccini che coinvolgerà l’intero Continente. Non è stato facile evitare la Brexit senza accordo, la soluzione forse più gradita ai sovranisti inglesi, ma che avrebbe portato problemi politici più che economici, all’Unione europea. L’accordo, invece, fa saltare del tutto l’assedio promosso da Trump, dai sovranisti dell’Est e da Putin, il nuovo zar che teorizza che la democrazia parlamentare appartiene ormai al passato.



Ma il quadro è cambiato negli ultimi mesi grazie all’ennesimo successo dell’inaffondabile Angela Merkel che ha portato a compimento un’impresa non meno difficile: l’approvazione del Recovery fund, superando le ostilità di Ungheria e Polonia. Il tutto mentre, a completare il trionfo, si consumava negli stessi giorni, il tramonto del grande nemico, Donald Trump che però, ammonisce Martin Wolf sul Financial Times, non significa la sconfitta dei sovranisti, un rischio ancora presente.



Ma, non paga di questi risultati, frau Angela chiude il suo mandato semestrale alla testa dell’Europa con un’ultima storica impresa: l’accordo, dopo sette anni di negoziati, sugli investimenti con la Cina che, tra l’altro, segue di pochi giorni l’intesa per la protezione dei prodotti alimentari europei e asiatici: l‘Italia fa da capofila con 26 alimenti, dal Taleggio alla bufala campana, fino al Dolcetto; altrettanti gli alimenti cinesi, come il riso Panjin e il tè bianco Anji.

L’accordo sulla libertà di investimento, però, ha ben altra valenza politica, importante alla vigilia dell’ingresso alla Casa Bianca di Joseph Biden: sarà più difficile, nota il Financial Times, per Europa e Stati Uniti fare fronte comune contro Pechino. A partire dalla questione dei diritti umani, soggetti alle regole di un regime spietato nei confronti delle minoranze. Per questo motivo è scontato che la ratifica sarà molto incerta e complicata nonostante Pechino abbia fatto rilevanti concessioni in materia di auto elettrica, tlc e assistenza ospedaliera privata e altrettante ne ha promesse in materia di servizi finanziari e compagnie marittime.



Ma i progressi rispetto alla situazione attuale appaiono modesti, comunque insufficienti per bilanciare i vantaggi politici assicurati dall’operazione a Xi Jinping. Insomma, frau Angela stavolta è stata precipitosa, troppo ansiosa di incassare un successo a breve, proprio lei scienziata della politica che non s’affida al caso.

In realtà, ci sono almeno due ragioni per spiegare la mossa della Cancelliera d’Europa. La prima è la volontà di promuovere l’immagine del Continente di fronte a una grande potenza che finora ha ragionato solo in termini di Paesi, a partire proprio dalla Germania, interlocutore principale del Celeste Impero.

Il mondo, insomma, si avvia a una nuova globalizzazione diversa dalla precedente: si impone nei fatti l’esigenza di una politica economica comune per l’Europa, assai più compatta che in passato. Così come si sta imponendo una politica dirigista sul clima e sugli investimenti e le Borse, votate al rialzo continuo, rappresentano strumenti di politica monetaria più che manifestazioni di un mercato indipendente all’interno di un quadro di conflitto permanente, una nuova Guerra fredda tra le superpotenze in cui l’Europa a trazione tedesca cerca spazio adeguandosi a un quadro in cui spicca l’influenza del capitalismo in salsa cinese: dirigista, legato all’intelligenza artificiale più che al libretto di Mao, ma deciso a ribadire il primato della politica come dimostrano i guai di Alibaba che ha osato sfidare il partito.

Torna l’ora della disciplina. Addio una volta per tutti all’era della deregulation. Come tendono a ricordarci ogni giorno le restrizioni del Covid -19 che ha piegato la hard Brexit nel giro di poche settimane.