Che tipo di conflitto c’è tra America e Cina e quali le sue conseguenze? Finora la pressione statunitense sembrava finalizzata più a riequilibrare i flussi commerciali tra i due, ora a favore della Cina per oltre 500 miliardi di dollari, che a obiettivi geopolitici. Gli attori di mercato, osservando che le trattative proseguivano, hanno scontato una ripresa/tenuta del mercato globale. Ma la scorsa settimana è stata evidente la prevalenza della pressione geopolitica. Semplificando, l’America ha chiesto alla Cina riforme interne e garanzie, tra cui la fine dello spionaggio e dei furti tecnologici, sapendo che il Partito comunista non avrebbe potuto accettarle. Pechino ha tirato avanti per mesi la trattativa per rinviare il confronto su questi punti politici, cedendo molto sul lato commerciale. Ma Washington ha mantenuto una posizione dura, pur con diplomazia e tenendo aperte le trattative, e imposto dazi su 200 miliardi di export cinese.



Il mercato, dopo un momento di quasi panico, ha voluto credere che alla fine un compromesso ci sarà. Tuttavia sarà instabile perché il conflitto riguarda non tanto o solo il riequilibrio commerciale, ma la superiorità politica globale e l’Amministrazione Trump la sta perseguendo con una strategia condizionante, contando sulla dipendenza della Cina dall’export, e in modo accelerato per ottenere il risultato prima che la Cina stessa diventi troppo forte per essere condizionata.



Non ci sarà guerra aperta, ambedue le potenze faranno attenzione a non destabilizzare il mercato globale, ma è guerra. Già la si vede, sul lato cinese, nel calo a picco degli investimenti in America, nel rifiuto di comprare titoli di debito americano e nella riduzione delle riserve in dollari sostituendole con quelle in oro. La crisi globale avverrebbe se la Cina compensasse i dazi svalutando lo yuan. Ma probabilmente non userà troppo tale strumento perché controproducente. Tuttavia il mercato sarà esposto a un’incertezza continua e gli operatori dovranno reindirizzare l’export dove questa è minore. Ma anche l’Ue è sotto minaccia di dazi americani.



Soluzioni? Poiché la priorità statunitense è condizionare la Cina, l’Ue dovrebbe inserire nel negoziato commerciale bilaterale con l’America una ri-convergenza politica conseguente in cambio di vantaggi commerciali. Berlino sembra averlo capito. Roma anche perché sta riportando sotto la soglia politica la relazione con la Cina, riallineandosi con Washington.

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