L’analisi delle situazioni localizzate, settoriali e contingenti è rilevante perché da queste può nascere una discontinuità del sistema. Ma è altrettanto importante, anzi di più, l’analisi dei fattori di ristabilizzazione. Chi scrive, decenni fa, mentre stava studiando l’applicazione della termodinamica generalizzata alle scienze economiche/politiche, in particolare le fluttuazioni di Ilya Prigogine, in chimica/fisica, e la costruzione dell’ordine dal disordine nonché il contrario dell’entropia (neghentropia) spinto dall’organizzazione di un sistema (Erwin Schroedinger) ebbe l’ opportunità di discutere il tema del contenimento di una discontinuità destabilizzante con un grande matematico-filosofo della discontinuità, Renè Thom, in occasione di un convegno presso il Centro di fisica teoretica di Trieste.
La domanda a Thom fu: come bloccare il processo che da un battito di ali di farfalla potrebbe distruggere il sistema? Sui tovaglioli emerse una formula di ingrandimento e consolidamento del sistema per resistere. Tale formula – boxing the butterfly – ispira ancora oggi la ricerca in “scenaristica di soluzione” dello scrivente, avviata nel libro “Teoria della vulnerabilità” (1984).
Il presente e il prossimo futuro delle democrazie sono caratterizzati da molteplici crisi multiple, interne ed esterne, con probabilità significativa di eccedere la loro capacità di resilienza/riparazione. Contro le crisi geopolitiche è osservabile una certa compattazione a livello di G7, in questi giorni in cronaca per la riunione dei ministri degli Esteri. Ma ce ne vorrebbe molta di più ed estensiva. Per esempio: a) la trasformazione dell’alleanza geopolitica in mercato a integrazione crescente per rinforzare sia l’economia di ciascun alleato, sia la moneta attraverso una metamoneta comune (base per la sostenibilità dei debiti e per più investimenti); b) espansione inclusiva del G7, intanto ad Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e poi, via associazione preliminare in un percorso di convergenza progressiva, all’India e altre nazioni emergenti compatibili del Sud globale per includerle in una più ampia alleanza di democrazie e nazioni compatibili e relativa area di mercato internazionale (Free Community).
C’è consapevolezza negli attori geopolitici della necessità di questi allargamento e strutturazione? Al momento sono osservabili consolidamenti selettivi. Il Giappone è in forte convergenza con il Regno Unito e sta aumentandola con le Filippine. L’America sta ingaggiando di più l’India, ha favorito una difficile pacificazione tra Giappone e Corea del Sud. È osservabile una consapevolezza di Washington di essere troppo piccola per presidiare il pianeta e gestirne i costi: conseguentemente stimola gli alleati a prendere una posizione più attiva, contributiva. Ma il sistema è ancora lontano da una strategia di espansione e strutturazione sufficiente. Motivo per la presidenza italiana del G7 nel 2024 di spingerla. Il mondo finanziario sarebbe grato.
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