Per il rilancio dell’economia italiana non solo è necessario un progetto interno di stimolazione fiscale e riduzione del debito, ma anche l’aggiunta di un forte incentivo sia per l’adeguamento tecnologico 4.0 delle imprese, sia per favorire la loro competitività globale. Ed è altrettanto urgente formulare una strategia di riposizionamento dell’Italia nel sistema internazionale.
Il mondo sta cambiando velocemente e tutti gli schemi del passato sono obsoleti. L’Unione europea sta perdendo la configurazione di comunità inclusiva e bilanciata e prendendo sempre più quella di tentativo egemone franco-tedesco. Lo si vede nel linguaggio del recente trattato bilaterale di Aquisgrana tra i due, ma ancor di più nei fatti: i principali progetti tecnologici-industriali futuri “europei” mostrano un monopolio di fatto franco-tedesco, l’inclusione per ruoli marginali di altre nazioni e l’esclusione dell’Italia. Questa in realtà è una pressione: ti includiamo a condizione che tu converga in posizione secondaria sul progetto di una sovranità e difesa europea post Nato.
Per esempio, Parigi ha imposto a Fincantieri un accordo con Naval Group (militare) per permetterle l’acquisizione di cantieri francesi con l’intento di tagliar fuori Leonardo (ex Finmeccanica). Il 31 luglio il Governo italiano ha approvato l’operazione con una delibera che ne mostra l’indecisione: raccomandazioni, ma non paletti concreti, di tutela degli interessi italiani. In sintesi, Roma ha il dilemma di come restare nell’Ue, che ne è un moltiplicatore irrinunciabile di forza economica, senza essere “ascarizzata”. Per inciso, Londra sta confermando la Brexit anche per questo motivo.
Un altro problema è che il sistema industriale tedesco sta cambiando rapidamente. Buona parte dell’industria italiana fornisce componenti a questo. Nel breve, la crisi dell’export tedesco a causa della guerra commerciale tra America e Cina, che ne ha ridotto la domanda, è un motivo per la stagnazione italiana. Nel medio-lungo, l’eccessiva dipendenza dalla Germania potrebbe essere impoverente per due motivi: rischio geopolitico e salto di molte aziende tedesche in tecnologie per cui le forniture italiane potrebbero diventare obsolete, per esempio nell’auto elettrica, o sostituite “politicamente”.
Soluzioni? Oltre agli stimoli interni, rinforzare l’alleanza con l’America, in particolare nell’industria tecnologica, per avere più forza negoziale nell’Ue e più presenza nel mercato statunitense e globale.