America e Cina hanno siglato a Washington una tregua: l’Amministrazione Trump ha rinunciato all’imposizione di dazi per ben 250 miliardi di dollari su importazioni cinesi, che era previsto scattasse in questa settimana, e Pechino si è impegnata a comprare tra i 40 e 50 miliardi di dollari di beni agricoli statunitensi. Ma resterà latente il conflitto tra America e Cina per la supremazia globale, dove la prima persegue la limitazione delle capacità strategiche della seconda che include una pressione anche sugli europei, per esempio il bando di Huawei e Zte per le reti di comunicazione 5G.
Gli attori del mercato globale, tuttavia, sperano che in tale conflitto sarà minore il ricorso a dazi e controdazi che danneggia tutti sia per il calo dell’export, sia per l’incertezza nel ciclo degli investimenti, infatti ridotti, motivo principale del rallentamento della crescita mondiale con sofferenza delle economie esportatrici, in particolare Germania e Italia. Speranza realistica?
Lo è in relazione all’evidenza che l’arma doganale danneggia non solo la Cina, ma anche l’America, considerando che il 2020 è un anno elettorale dove Trump ha la priorità di mostrare economia e Borse crescenti e di evitare crisi settoriali come quella dell’export agricolo colpito da controdazi cinesi, appunto motivo principale dell’accordo detto in apertura.
In generale, la consapevolezza dell’effetto controproducente dell’arma doganale sta inducendo un cambiamento della linea statunitense. Ciò può far sperare in un buon esito del prossimo negoziato tra Ue e America? Nel recente accordo tra Stati Uniti e Giappone i primi hanno accettato la rinuncia alla minaccia di dazi. Questo è un segnale che Washington si rende conto di non poter allo stesso tempo minacciare gli alleati e chiedere loro convergenza, in particolare in un periodo in cui ne ha bisogno nel confronto con la Cina. Pertanto si sta delineando la possibilità di trattare con un’Amministrazione Trump in difficoltà interna ed esterna una posizione meno aggressiva in cambio di convergenza geopolitica. Inoltre, l’apertura cinese all’import agricolo americano riduce la pressione statunitense sull’Ue in un settore dove il protezionismo europeo rende difficile aprirlo all’import.
Quindi è fondata la speranza che se l’Ue rassicura l’America sulle relazioni con la Cina possa ottenere una pace commerciale. Che spingerebbe molto la ripresa di investimenti ed export, invertendo la tendenza stagnante in Europa e Italia.