L’anno nuovo è ricco di comprensibili attese e di altrettante preoccupazioni. Attese per le decisioni dei Governi e delle Banche centrali, preoccupazioni per le incognite della pandemia e il risorgere inaspettato e improvviso dell’inflazione. Restano alti gli allarmi per le varianti del virus e per le incognite sulle capacità di risposta e di resilienza di grandi aree come quella dell’America latina, dell’India, dell’Africa.
Ma in questi mesi non c’è stato solo l’effetto, per molti aspetti devastante, dell’emergenza sanitaria. Ci sono state anche grandi e importanti svolte geopolitiche che hanno già segnato un cambiamento di rotta sostanziale nella dinamica internazionale. Come la fine rumorosa dell’era di Donald Trump e il primo anno della presidenza di Joe Biden con la sua grande attività a livello economico e con la disastrosa conclusione dell’impegno militare in Afghanistan. E poi la svolta radicale di un’Unione europea che, archiviata pur con difficoltà la Brexit, ha trovato la forza di varare quel piano Next Generation Eu che prevede per la prima volta la creazione di un debito condiviso.
E non si possono dimenticare gli effetti della rivoluzione tecnologica, una rivoluzione che la pandemia ha di fatto accelerato facendo crescere le potenzialità di elaborazione e di comunicazione, rendendo pratica quotidiana la condivisione di parole e dati, aprendo la strada alle strade sempre più ampie, anche se talvolta oscure, dell’intelligenza artificiale, delle scelte dettate dagli algoritmi, dello sfruttamento integrale dei big data.
In questo Terzo millennio non ci siamo fatti mancare nulla. La faticosa uscita dalla crisi finanziaria del 2008 ha cambiato molti tradizionali parametri dello scenario economico. Si è, per esempio, dimenticata l’inflazione, quell’aumento dei prezzi fastidioso e costante che, se aiutava gli Stati a sostenere i debiti, impegnava tuttavia i protagonisti finanziari in un’ardua battaglia per conquistare rendimenti reali dagli investimenti. Si è allargata l’area della globalizzazione con la tumultuosa cavalcata della Cina non solo come “fabbrica del mondo” per i beni di consumo di bassa e media gamma con alta incidenza del costo del lavoro, ma anche con un inserimento prepotente nelle catene globali del valore per i beni tecnologicamente più avanzati.
Ma la globalità non è fatta solo dai grandi protagonisti. Ci sono altre realtà di cui si parla poco se non in occasione di fatti di particolare gravità. Eppure la Spagna come la Turchia, l’Australia come l’Etiopia, non costituiscono solo dimensioni geografiche, ma hanno avuto e possono avere ancora un ruolo importante negli equilibri internazionali.
A dieci di queste realtà è dedicato il libro di un giornalista che è stato per trent’anni inviato di Bbc e Sky News: Tim Marshall “Il potere delle mappe” (Ed. Garzanti, pag. 418, €20). Un viaggio nella storia e nella geografia, incrociando pagina dopo pagina la politica e l’economia, per fornire una guida per comprendere come possono svilupparsi le relazioni e i conflitti globali. Si parte da quell’isola-continente chiamata Australia per arrivare nello Spazio, una dimensione in cui sarà necessario tracciare nuove regole e nuovi confini.
“La geopolitica – scrive Marshall – comporta alleanze, e dato che l’ordine mondiale è attualmente in una fase di trasformazione, questo è il momento in cui le grandi potenze hanno bisogno che quelle piccole siano dalla loro parte, e viceversa. Al momento il caleidoscopio viene ancora agitato e i pezzi al suo interno non si sono assestati”.
Abbiamo visto in passato le guerre per il petrolio, ma c’è il rischio che si arrivi alle guerre per l’acqua; abbiamo di fronte ai nostri occhi il dramma quotidiano delle migrazioni così come resta un’incognita il futuro del Medio Oriente con il disimpegno degli Stati Uniti e l’ancora poco consistente peso dell’Europa. Il pianeta Terra è un groviglio intricato di popoli e di poteri. Se è difficile prevedere il futuro può essere comunque molto utile avere qualche mappa seria e approfondita per guardare alla realtà attuale in tutte le sue dimensioni.
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