Chi scrive tenne a metà degli anni ’80 un corso sperimentale di Epistemologia della statistica all’Università di Trieste per studenti e docenti sia di Economia, sia di Fisica. Il corso non andò bene perché la proposta faceva riferimento sostituivo alla Teoria dei sistemi e al probabilismo soggettivista del Prof. De Finetti – per inciso, nato proprio in quelle aule -, salto di strategia cognitiva che non era nelle corde degli ascoltatori. Ma alcuni apprezzarono il suggerimento di passare a un livello di modellazione sovrasistemica quando quella analitica “pezzo per pezzo” non permetteva scommesse probabilistiche forti e argomentate, prassi elaborata quando chi scrive insegnò alla Ohio State University (Columbus) Sistemica (1980-81), con la missione – data dal Prof. E. Quarantelli del Disaster Research Center – di arricchire la tipica analisi del rischio con quella di vulnerabilità, aiutato dal viennese Prof. N. Keyfitz, guru del pensiero sistemico. Oggi l’incertezza presente in tutta la scenaristica economica e finanziaria 2024-25 richiede un salto sovrasistemico del livello di analisi e inferenziale, in particolare al riguardo dell’impatto degli eventi geopolitici e politici sull’economia.



I ricercatori del gruppo coordinato dallo scrivente hanno presentato uno scenario economico globale per il prossimo biennio con forchette troppo ampie tra probabilità di caso migliore e peggiore. Bisognerà aggiornarlo continuamente, hanno sostenuto correttamente. Ma per la ricerca universitaria azzeccare o meno una probabilità che poi si realizza è uno strumento di controllo delle teorie nelle scienze sociali più aperte a variabilità di quelle fisiche (anche se le seconde sono in continua evoluzione). Pertanto è stata data l’istruzione di trasferire l’analisi al livello (criteri) sistemico superiore, rispondendo alla domanda macro: stabilità, instabilità o metastabilità?



Cina e America non vogliono un confronto diretto, né lo vorranno pur continuando a battagliare per l’influenza sul Sud globale. Quindi, la probabilità macro prevalente riguarda un aumento di conflitti localizzati. Ma la Cina, pur spingendone alcuni, non ha interesse che vadano oltre soglia perché ciò metterebbe in difficoltà un’economia interna zoppa. L’America ha limiti di presidio globale, ma non ha interesse a rinunciarvi.

Anche in caso di elezione di Trump? Anche: il suo americanismo è più vocale di quello di Biden, ma il secondo ha continuato la linea del primo, segno che c’è una tendenza sistemica in America sollecitata da tendenze dell’elettorato. Quindi, l’Ue non perderà l’alleanza con Washington, ma dovrà sostenere più costi di sicurezza. L’Ue sarà destabilizzata da elezioni generali e nazionali? No.



In sintesi, la risposta per il biennio è metastabilità: cioè tanti focolai di instabilità, ma gestibili mantenendo il sistema vicino, ma sotto, l’instabilità nel 2024-25, permettendo più stabilità dal 2026 in poi. Quindi: freddezza analitica e audacia nel business.

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