La politica estera italiana mostra una forte proiezione verso il Pacifico, i Balcani occidentali, la costa sud del Mediterraneo e l’Africa profonda, nonché un’attenzione crescente al Sudamerica ed una posizione favorevole all’allargamento dell’Ue da 27 ad almeno 35 nazioni. Tale attivismo permette a chi scrive di ipotizzare un vettore strategico “Italia globale” (Rubbettino, 2023). Ma il punto di geopolitica economica e finanziaria è quanto questa proiezione esterna potrà trainare lo sviluppo dell’economia interna, invertendone il lento declino.



La sigla di trattati economici è competenza delegata degli organi Ue pur sottoposta al controllo intergovernativo. Ma le nazioni dell’Ue hanno ampia libertà – pur compatibile con le alleanze – di siglare partenariati strategici bilaterali che riguardano accordi industriali. L’Italia ne ha impostati parecchi nel mondo, il più recente e tra i più promettenti quello con il Giappone.



La convergenza Roma-Tokyo, fortificata dall’accordo triplice con Londra di costruzione di una caccia di sesta generazione (Gcap), da intendersi come “cannone” che genera molto “burro” high tech, si è ampliata a molteplici settori. Inoltre, Ue e Giappone hanno siglato da tempo un accordo di libero scambio grazie al quale l’Italia ha avuto un surplus di export superiore ad altre nazioni europee, così come nel caso del Canada. Pertanto il bilaterale Roma-Tokyo appare un punto promettente per la proiezione italiana nel Pacifico, reciprocata come aumento della presenza industriale nipponica nell’Ue.



Roma sta anche strutturando un partenariato strategico con l’India, precorso da collaborazioni nell’industria militare e dalla sigla comune, con America e altri europei, dell’accordo Imec (connessione tra India e Mediterraneo via penisola arabica e Israele) anche se questo è ora bloccato dal conflitto in Medio Oriente. Ma chi scrive ritiene strategico, e auspica, anche un bilaterale molto ampio con l’Australia, corroborato da un’idea di allargamento del G7 a questa più la Corea del Sud, annotando che l’America sta lavorando molto per ridurre la divergenza storica tra Seul e Tokyo.

Un analista del gruppo di ricerca si è chiesto se Roma è in convergenza o concorrenza con la strategia globale del Regno Unito. Al momento appare come “convergenza parallela”. Ma sarebbe utile rafforzarla con un partenariato strategico, in attesa di una svolta dell’Ue favorevole a un accordo di libero scambio “liscio” con Londra, non facile.

In sintesi, l’Italia sta reagendo alla perdita del mercato russo e alla piccola posizione in quello cinese globalizzandosi di più nell’area amica, con molto evidente consenso dell’America senza litigare con l’Ue e con certa convergenza con Berlino. Una prima stima di vantaggio economico nazionale della proiezione globale italiana ipotizza una graduale crescita aggiuntiva negli anni del Pil italiano attorno all’1,5%. Meglio del Pnrr. Dato da precisare quando saranno stimabili gli investimenti necessari.

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