La strategia cinese di influenza globale e di espansione dell’area dello yuan appare forte al punto di suscitare analisi preoccupate nell’area delle democrazie. Da un lato, certamente l’azione di Pechino richiede contenimento e presidio. Dall’altro, la strategia cinese ha limiti importanti che la caratterizzano come debole nel presente e, soprattutto, in prospettiva.
Il quadro generale mostra che tra i due blocchi – sinorusso e l’area di influenza del G7 – esiste un’area grigia di nazioni non allineate con un volume di circa 5 miliardi di abitanti dove ciascuno dei due blocchi stessi tenta un’azione di influenza per diventare più grande dell’altro. Una prima analisi delle nazioni non allineate mostra il loro comportamento tendenziale: non si allineano strettamente a uno dei due blocchi, ma tentano di ottenere vantaggi da ambedue. Il caso recente della convergenza tra il Presidente brasiliano Lula e il suo omologo cinese Xi Jinping va visto in questa ottica: Lula si assicura benefici nella relazione con la Cina, ma mantiene forti legami economici e politici sostanziali con gli Stati Uniti, ricordando che l’Amministrazione Biden lo aiutò molto nella campagna elettorale. Caso mai ci potrà essere un problema di convergenza geopolitica nel possibile trattato economico, da anni in bozza, tra Ue e Mercosur (l’area di mercato sudamericana con vocazione integrativa dove è centrale Brasilia): l’America potrebbe chiedere all’Ue di tenerlo sospeso proprio per evitare che trascenda i limiti – probabilmente concordati con Washington – di relazioni con la Cina.
L’India ha ridotto l’allineamento con la Russia e si decisamente avvicinata ad America e Giappone per la sicurezza in funzione anti-cinese, pur essendo parte dei Brics che Pechino ritiene di poter condizionare con un linguaggio inclusivo di “Global South” contro il “Global North” colonialista e finora dominante. La mediazione di successo tra Iran e Arabia Saudita svolta da Pechino ha dato l’impressione di un’avanzata della “Greater China” nel mondo islamico, ma a ben vedere l’Arabia non rinuncia all’ombrello statunitense: semplicemente cerca di aumentare il proprio valore agli occhi dell’America per ottenere di più. Per inciso, invece, l’Iran è in effetti caduto sotto l’influenza di Pechino che ha sostituito la Russia, ormai troppo debole, come protettore di Teheran.
Tanti altri casi mostrano che il mondo dei non allineati – vecchi e nuovi – sta prendendo un modello di presenza congiunta sia della Cina, sia dell’America nei loro territori, ma nel complesso non c’è una vera influenza cinese, pur spinta da un attivismo frenetico, in espansione mentre l’area di influenza statunitense rimane solida pur in concorrenza in molteplici luoghi. Ciò fa nascere la domanda di quale blocco, alla fine, potrà prevalere sull’altro. La risposta dipende dalla quantità di risorse messe in campo dall’uno o dall’altro.
La Cina ha limiti: ha avuto un’implosione finanziaria dalla quale non riuscirà a riprendersi del tutto e la sua crescita economica interna ha raggiunto un picco e da qualche anno è in tendenza calante. Cerca di estendere l’uso dello yuan, lasciandolo non convertibile, ad altre nazioni, ma queste, a parte casi disperati come quello della Russia, tendono a concedere spazi limitati e comunque la maggioranza non rinuncia al dollaro. Anche perché nei sistemi autoritari i cambi politici non sono regolati dalla democrazia, ma da azioni violente che hanno un forte rischio di destabilizzazione. Anche chi è amico della Cina si chiede: quale guerra civile manderà al potere l’erede di Xi, ricordando l’intensità della violenza, pur tenuta in ombra, da questi esercitata per conquistare il potere nel 2012? Chi potrà, difficilmente terrà riserve in yuan. E se lo yuan diventasse convertibile sarebbe svalutato di almeno il 60%.
Il G7 ha un maggiore potenziale sul piano delle risorse ora non mobilitato per l’assenza di una compattazione economica correlata a quella politica: ma proprio il tentativo di espansione cinese dovrebbe accelerare il consolidamento economico di un G7 allargato. Si inseriscano negli scenari anche queste considerazioni.
www.carlopelanda.com
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