In questo primo quarto di secolo non ci siamo fatti mancare nulla. L’attentato alle Torri gemelle nel settembre del 2001 ha segnato l’inizio di una serie di crisi geopolitiche a cui sono aggiunte l’emergenza per la pandemia Covid-19, l’aggressione della Russia all’Ucraina, le turbolenze sui mercati delle materie prime, la nuova esplosione del conflitto tra Israele e palestinesi. Così come è stato significativo l’ingresso di un gigante come la Cina nel mercato mondiale. In questo scenario si è inserita a livello di vita quotidiana e di lavoro la grande rivoluzione della comunicazione e dell’informatica con l’avvento dell’era di Internet, dei social media, dell’intelligenza artificiale.
L’insieme di tutti questi elementi ha segnato un profondo cambiamento dopo le illusioni di un mondo globalizzato che avevano contrassegnato gli ultimi anni del ventesimo secolo. Si parla ormai di un mondo deglobalizzato o, meglio, post-globale, un mondo in cui i rapporti di forza economici e politici vengono ridisegnati all’interno di quella che lo stesso Fondo monetario internazionale ha definito una progressiva “frammentazione”.
E l’Italia? Il nostro Paese ha dimostrato una notevole capacità di reazione per affrontare la pandemia, dapprima sul fronte sanitario, poi sul fronte dell’economia con i due anni 2021 e 2022 che hanno segnare un forte rimbalzo dopo il crollo precedente. Con tratti importanti, come la capacità di far crescere le esportazioni, di mantenere una sostanziale competitività dell’industria, di garantire la sostenibilità del pur elevato debito pubblico.
L’Italia si trova, tuttavia, su di un difficile crinale. Può essere attratta in una spirale di crisi oppure può cogliere nei nuovi equilibri globali delle grandi opportunità per sostenere la crescita. Un deciso fautore di questa seconda ipotesi è Carlo Pelanda nel suo ultimo libro: “Italia globale, la nuova strategia” (Ed. Rubbettino, pagg. 176, € 19).
Pelanda, dopo una lunga esperienza negli Stati Uniti, è ora docente di economia e geopolitica economica presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma e membro dello Academic and Policy Board dello Oxford Institute for Economic Policy e in questo libro disegna una prospettiva particolarmente ambiziosa: che l’Italia diventi protagonista di una nuova fase di rapporti internazionali con la capacità di sfruttare tutte le opportunità a 360 gradi.
“Il progetto – scrive Pelanda – è che Roma si muova lungo tre linee concordate, ma via forte pressione nazionale, con gli alleati: a) persegua una «grande strategia» (Nova Pax) finalizzata a trasformare l’alleanza del G7 in un’istituzione (geo) politica più strutturata che crei un mercato globale a integrazione crescente tra le democrazie, con standard adeguati ai loro modelli, e le nazioni compatibili, cioè a costruire un G7 +; b) diventi il centro di un sistema multilaterale che crei l’architettura politica di un mercato mediterraneo aperto a proiezioni verso il Pacifico e l’Africa; c) estenda l’italosfera non solo geograficamente in orizzontale, ma tecnologicamente in verticale scegliendo gli alleati per farlo”.
Un tracciato di diplomazia economica che può essere sviluppato grazie a un rinnovato sistema di alleanze internazionali sostenuto dalla capacità e insieme dalla flessibilità di un sistema economico aperto e diversificato. Per sottolineare l’efficacia della proiezione internazionale, Pelanda fa l’esempio della rapidità con cui Roma è riuscita a sostituire, con azione unilaterale, le forniture di gas dalla Russia con quelle da altre aree come Algeria, Azerbaijan, Congo Brazzaville, Angola, Mozambico, Qatar. “Una mossa – sottolinea – segno di istituzioni capaci di penetrazione diplomatica, intelligence estesa e buon coordinamento con i gruppi industriali di rilievo per il settore”.
Si potrebbe parlare di un nuovo patto tra imprese e istituzioni, di sollecitazione allo sviluppo di programmi integrati tra i Paesi europei, di spinta per una cooperazione attiva. Nasce così “la teoria delle sovranità convergenti e reciprocamente contributive” che mira a far nascere una nuova alleanza delle democrazie in cui l’Italia, grazie a una nuova e riconosciuta credibilità internazionale, può avere un ruolo di primo piano a fianco di Francia e Germania in un’Europa capace di valorizzare le capacità di ciascun Paese.
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