Dopo avere delineato per sommi capi la struttura finanziaria degli Usa e le sue tensioni prospettiche, cercheremo di concentrarci più da vicino in questo focus sui Pil di Cina e Russia e le relative strutture finanziarie.

In modo acclarato in termini nominali il Pil cinese è pari a circa 16.500 miliardi per il 2022, il che ne fa il secondo aggregato mondiale dopo quello Usa; molto diversa però è la sua struttura in quanto molto più basato su produzioni mature e sul settore export a medio/basso costo. Si può dire che la Cina esporti qualcosa come 2.000 miliardi di dollari di merci, che poi non sono altro che tutti i beni e i semi componenti che stanno invadendo il mondo. Destina poi la nazione circa 4.500 miliardi di dollari ai consumi collettivi e alla spesa pubblica, cioè a dirsi le celeberrime opere infrastrutturali cinesi di questi anni dal 2000 in avanti; quindi, abbiamo l’ultimo aggregato, quello dei consumi e degli investimenti privati interni, che pesa per circa 10.000 miliardi di dollari e deve soddisfare però i bisogni di 1.480 milioni di persone.



Questi dati fanno luce ancora una volta di più e in modo chiaro sulle affermazioni di Xi Jinping sul fatto che l’obiettivo della Cina è al momento una grande crescita della domanda interna che porti i consumi pro capite a livelli molto vicini a quelli occidentali. È una sfida davvero improba ed enorme.

La Cina, poi, ha risparmi superiori agli investimenti di circa 2.500 miliardi di dollari, e con questi fa acquisizioni e investimenti nel mondo; tipico esempio è il progetto della Via della seta.



La base monetaria è all’incirca un intorno di 2.500 miliardi di dollari, e gli aggregati monetari M2 e M3 hanno velocità di circolazione molto superiori agli analoghi americani, il tutto in un contesto non inflattivo; insomma, è la scoperta dell’acqua calda: la struttura finanziaria e bancaria cinese non solo è solida, ma è molto più tonica e salubre di quella degli Usa.

La Cina detiene al momento circa 1.000 miliardi di dollari di titoli del debito pubblico statunitense, però la vera notizia non è nemmeno questa: la vera notizia è che tramite i saldi delle bilance dei pagamenti ha crediti netti esterni nei confronti degli Usa pari a 2.000-2.500 miliardi dollari.



Arriviamo così alla controversa questione del paragone del Pil cinese con quello statunitense tramite la PPA (Parità dei poteri d’acquisto); bene, applicata in maniera superficiale e pertanto priva di qualsiasi rigore scientifico predittivo, la PPA darebbe che il Pil cinese sia pari a circa 25.000 miliardi di dollari, quindi superiore a quello americano di circa 1.000 miliardi; siamo di fronte cioè al famoso dato che a tanti siti ha fatto gridare che la somma del Pil dei Paesi Brics è superiore del 4% a quella del G7.

Queste affermazioni sono capziose e superficiali e cercheremo di dare alcune esemplificazioni di questi aspetti; supponiamo, non tanto lontano dal vero, che l’attrice Scarlett Johansson, una della attrici più pagate e famose attualmente, faccia una seduta dal suo parrucchiere a Manhattan, dove è del tutto verosimile che possa pagare anche 2.000 dollari, per un taglio fashion alla moda, in un grattacielo a 200 metri da terra; è evidente, per converso che il taglio di capelli di una contadina cinese di un remoto villaggio dove coltivano riso costi solo poniamo 2 dollari, tenendo poi presente che questa situazione si verifica per centinaia di milioni di cinesi. È del tutto evidente che cercare di comparare il Pil cinese a quello americano tramite l’aspetto fisico del taglio di capelli, che in sostanza è della stessa qualità tecnologica in ogni parte del mondo, fa sì che utilizzando costi standard simili per beni e servizi simili, ci faccia giungere a un ricalcolo del Pil cinese che superi quello americano; ma questa è operazione del tutto improntata alla superficialità e alla faciloneria, in quanto, il taglio di capelli dell’attrice americana muove investimenti dietro che nessun taglio di capelli in un villaggio cinese può sognarsi.

Si vuole con ciò affermare che Scarlett Johansson partecipa al dinamismo progettuale e finanziario dell’industria cinematografica di Hollywood, e che poi in sequenza gli studi di hair stylist di Manhattan dettano il la all’estetica contemporanea maschile e femminile. Alla fine dei conti si può osservare benissimo come tali tipi di comparazioni siano farlocche e ridicole, e che la PPA va usata con molta cautela e conoscenza della macroeconomia e dell’economia internazionale.

Si potrebbe dire meglio che può essere efficace per quei settori del Pil di due Paesi del mondo anche molto diversi tra loro, che appunto in categorie merceologiche e di investimento molto molto definite e non estese presentino identità della struttura del lavoro, di quella imprenditoriale e di quella tecnologica molto ravvicinate. Ed ecco perché tra Cina e Usa sono interessanti quei paragoni settoriali e di nicchia, del tipo che differenza di costi, di qualità e di tempi c’è tra la costruzione di un grattacielo in Cina e negli Stati Uniti? In questo caso, le differenze che emergono sono utilissime alla politica industriale e ai progetti manageriali, e in effetti tali confronti sono all’ordine del giorno, e vengono condotti con metodologie da PPA, solo che non superano, com’è giusto che sia, la dimensione settoriale.

Invece, un confronto tramite PPA è molto robusto quando si tratta di paragonare Usa e Russia, in quanto la struttura del Pil, anche per forme e dimensioni antropologiche non solo è molto più simile, ma va a parare su quei settori necessari al dominio del mondo; parliamo cioè dell’industria bellica complessivamente intesa.

(1- continua)

giovanniricci669@gmail.com

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