Per l’economia italiana saranno importantissimi gli sviluppi del G7 in Baviera e del vertice Nato a Madrid. Al riguardo del primo, il problema da risolvere è che tra il blocco sinorusso e quello delle democrazie c’è un enorme area grigia composta da nazioni non allineate e che tendono a strappare vantaggi grazie a questa posizione. Ambedue i blocchi, infatti, hanno la necessità di influenzare quest’area per dominare gli standard globali. Inoltre, gli attori economici delle democrazie hanno bisogno di estendere la zona di mercato che è sicura per i flussi commerciali, delle forniture di materiali critici e finanziari. 



Il punto: serve una maggiore integrazione economica tra democrazie, ma anche l’inclusione delle democrazie facenti parte dei – o con una convergenza verso i – “Brics”, Brasile, India e Sudafrica, Argentina, ecc., organizzazione pilotata da Cina e Russia. Per questo la presidenza tedesca del G7 ha invitato le nazioni chiave dell’area grigia, seguendo il solco della proiezione dell’Ue (che sigla accordi economici per tutti gli europei) verso India, Africa, ecc. 



Gli sviluppi ci diranno se il blocco democratico avrà più capacità di Cina e Russia (che sta offrendo petrolio e metalli a prezzi scontatissimi a queste) di convincere le nazioni chiave dell’area grigia. Il fattore chiave sarà la disponibilità dell’America a siglare un trattato economico con l’Ue per perfezionare un mercato comune delle democrazie così strutturato e capitalizzato da rendere più conveniente ai non allineati farne parte. 

Qui c’è un problema: l’America soffre l’eccesso di apertura del suo mercato alle importazioni e sia destra, sia sinistra concordano nel limitarla. Ma prima o poi l’America dovrà capire che senza base economica l’alleanza delle democrazie e nazioni compatibili non potrà essere solida. Per intanto ha capito che deve offrire un ombrello di sicurezza integrato nell’Atlantico e nel Pacifico, motivo della presenza del Premier del Giappone nel summit Nato di Madrid e del lancio di un nuovo concetto strategico. Ma anche l’Ue deve capire che bisogna offrire all’America vantaggi simmetrici per integrare i mercati e congiuntamente reggere l’apertura verso le nazioni emergenti. 



Germania e Italia, in quanto potenze esportatrici a cui la divisione in blocchi del mercato internazionale non permette più un export politicamente neutrale, lo hanno ben capito abbandonandolo. Inizia un percorso che sarà favorito dalla comprensione che la formazione di un mercato globale delle democrazie è necessario per la ricchezza di tutte. 

www.carlopelanda.com

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