La situazione mondiale del presente e nel prossimo futuro è una Guerra fredda 2 tra un blocco abbastanza organizzato dei regimi autoritari (Cina, Russia, Corea del Nord e Iran più loro clienti/proxy) contrapposto all’alleanza delle democrazie, per semplificare, guidata dal G7. In mezzo c’è il cosiddetto Sud globale che, diversamente da molte cronache, non è un’organizzazione strutturata, ma un insieme di nazioni che usa la sua posizione per ottenere vantaggi da ciascuno dei due blocchi, mercanteggiando, sapendo che la loro convergenza con l’uno o con l’altro blocco sarà un fattore decisivo per il domino planetario.
Spicca l’India che non è tanto mercantile quanto guidata da una strategia autonomista dell’attuale conduzione Modi per diventare il più grande potere mondiale nel futuro (verso il 2050) che è opposta alla Cina con crescente capacità di deterrenza nucleare, in buoni rapporti con la Russia (ne importa il petrolio quasi gratis) e parte dell’alleanza quadrilaterale con Stati Uniti, Australia e Giappone.
Cina e Russia hanno un certo vantaggio momentaneo nelle relazioni con il Sud globale, ma la prima ha meno soldi per investire in potere di influenza (sta spostando i finanziamenti alla conquista di porti, limitando quelli più sistemici) e la seconda, pur puntuta, mostra un potere decrescente, per altro sempre più percepito dai circoli elitari russi con fastidio per la dipendenza dalla Cina. Questi aspettano il momento giusto per defenestrare la conduzione Putin. Infatti, sul piano della scenaristica strategica per l’alleanza G7 e nazioni compatibili ci sono due opzioni: a) una lenta e dispendiosa strategia di conquista del Sud globale; b) una più rapida strategia del “Kissinger inverso” che stacchi Mosca da Pechino, rendendo la seconda un potere regionale più facilmente limitabile e non più un potere globale.
Le analisi sono in corso. La preferenza dei miei ricercatori è un mix delle due strategie per due motivi. Primo, la defenestrazione di Putin non appare ravvicinata per sua capacità repressiva, pur probabile in prospettiva, e anche perché la Cina sta prendendo posizioni in Russia per influenzare la successione: bisognerà aspettare una maggiore capacità delle élite russe di difendere la propria autonomia nazionale, limitando la dipendenza dalla Cina, trovando un linguaggio negoziale sia convergente, sia consapevole della necessità della Russia di sentirsi trattata come potere rilevante. Appunto, dopo Putin. Secondo, la controffensiva del G7 per aumentare l’influenza in Africa, Sudamerica e Pacifico, nonché Asia centrale è più urgente.
Ciò va annotato perché l’Italia a conduzione Meloni si sta muovendo con un ruolo proiettivo d’avanguardia entro G7, Nato e Ue e con un metodo innovativo, cioè collaborazione e non colonizzazione. Tale strategia italiana è illustrata nel mio libro “Italia globale” (Rubbettino, 2023) e dopo un anno appare confermata dai fatti. Motivo? Il modello economico italiano, come quello tedesco e nipponico, è basato sull’export. La Guerra fredda 2 implica un processo di de-globalizzazione conflittuale molto pericoloso per le nazioni dette. Per questo Italia e Giappone si muovono per una ri-globalizzazione selettiva che crei un ampio spazio di commercio internazionale ordinato entro i criteri delle democrazie (alti costi sociali). E lo fanno in convergenza con l’America per l’evidente motivo di lavorare sotto un ombrello di sicurezza sufficientemente potente.
La Germania ha un Governo indeciso, ma le elezioni del 2025 con probabile maggioranza della Cdu-Csu porteranno Berlino a convergere con forza su questa strategia e ciò, probabilmente, porterà a una conduzione dell’Ue più chiara, anche capace di condizionare la divergenza francese. Cioè l’Ue abbandonerà la ricerca di una propria autonomia strategica divergente dall’America cercando una convergenza euroamericana più forte, anche re-includendo Londra nelle relazioni economiche. Le cronache tendono a istigare la paura della conduzione Trump: dazi, neoisolazionismo, botte agli europei, ecc. Ma va annotato che senza gli europei e gli alleati nel Pacifico l’America non potrà più tenere un ruolo di potenza globale primaria.
Certamente Donald Trump vorrà negoziare alzando il bastone, ma dovrà usare carote con gli alleati perché ne ha bisogno: in particolare che questi spendano di più per la loro sicurezza per permettere all’America di concentrare più risorse contro il competitore più potente, cioè la Cina. Pertanto il punto non è quanto Trump sia cattivo, ma quanto gli europei siano capaci di mostrare che non sono lamentosi dipendenti dalla forza americana e che si muovono per essere partner con la forza di condividere il co-presidio del pianeta.
Avverrà? Le probabilità di questo scenario sono prevalenti, anche se l’analisi del contrario non è irrilevante. A chi legge cosa conviene? Una strutturazione più forte del G7 combinata con una convergenza crescente tra Nato e alleanze del Pacifico e una riconfigurazione meno burocratica e frenante dell’Ue che la porti a sostenere le penetrazioni in Africa, Sudamerica e nel Pacifico. Per l’Italia tale scenario sarebbe un massimo moltiplicatore di forza per la sua economia.
In conclusione: probabilità di guerra? Nessun potere vuole farla, ma c’è il rischio di situazioni incontrollate. Pertanto serve una deterrenza militare così forte da calmare qualsiasi bollente spirito. Cioè alle democrazie serve potere vero che renda efficace la diplomazia dissuasiva.
www.carlopelanda.com
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