Dopo un ventennio in cui il mondo delle democrazie ha subito passivamente sia la regressione della ricchezza di massa, all’interno, e l’emergere di potenze autoritarie all’esterno, Cina in particolare, ora c’è una reazione attiva.
Il 9 e 10 dicembre si terrà a Washington il summit globale delle democrazie – circa 110 nazioni con democrazia funzionante o in perfezionamento – con un programma di lavoro che porti nel dicembre 2022 a strutturare un complesso globale di nazioni democratiche molto più grande del mondo dei regimi autoritari.
La tendenza è quella di formare, nel tempo, un mercato globale delle democrazie con standard che tengano conto dei costi sociali e ambientali di queste per creare un sistema di commercio internazionale equilibrato, impedendo la concorrenza sleale spesso spinta dai regimi autoritari senza tali costi.
La recente decisione dell’Ue di creare il programma “Global Gateway”, inizialmente dotato di 300 miliardi, in contrapposizione a quello cinese di Via della seta va in questa direzione. Inoltre, Stati Uniti e Ue hanno stanziato enormi somme per la riqualificazione dei loro sistemi interni: modernizzazione competitiva e contrasto alla povertà per ricostruire la speranza del capitalismo di massa da tempo decrescente. E lo hanno fatto con investimenti a debito, compresa la rigorosa Germania, segno che si era arrivati a una situazione che richiedeva azioni straordinarie. Il Pnrr in Italia è una conseguenza di questa tendenza sovrastante.
Avrà successo questo grande investimento sia geopolitico sia economico? Smuovere le inerzie non sarà facile, lo si vede in Italia, ma sta crescendo dappertutto la consapevolezza che bisogna farlo.
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