Questa settimana conosceremo le decisioni di politica monetaria di Federal Reserve e Banca centrale europea. Come ci spiega Mario Deaglio, Professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, l’Eurotower «dovrebbe procedere a un rialzo dei tassi dello 0,25%, come va annunciando da tempo. e lo stesso potrebbe fare la Fed, considerando che negli Stati Uniti l’occupazione continua a crescere. È più complicato riuscire a capire cosa accadrà a settembre, perché la misurazione dell’inflazione sta diventando sempre più delicata e non proprio univoca. Ci troviamo in una situazione in cui strumenti sui quali si faceva affidamento non sembrano dare più le indicazioni precise di una volta».



In questo senso sembra che ora si prediliga l’osservazione dell’inflazione core piuttosto che dell’indice dei prezzi generale. Come mai?

Perché nei mesi scorsi la parte non core, in particolare tramite i prezzi energetici, ha dato un contributo molto alto all’indice generale. Adesso l’energia è tornata ai livelli precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina e quindi preoccupano maggiormente i prezzi degli alimentari. Vedremo anche dopo l’estate quali conseguenze avrà la questione relativa al grano ucraino. In generale, comunque, l’impressione è che ci siano trasformazioni così rapide nel tessuto produttivo che gli indici creati anche solo pochi anni fa stentano a stargli dietro.



Resta il problema di salari bassi rispetto all’inflazione. Si dovrebbe seguire l’indicazione di Christine Lagarde: le imprese dovrebbero rinunciare a parte dei profitti per aumentare le busta paga dei propri dipendenti?

Direi di sì. C’è chi ha legato parte delle retribuzioni ai profitti ed è strano che poche imprese l’abbiano fatto. Bisognerà comunque studiare il modo per rendere strutturale questo principio, perché in questo momento ci sono aziende che hanno registrato utili molto importanti grazie ai costi energetici più bassi rispetto a quanto preventivato e, quindi, si tratta di una situazione temporanea. Trovo invece che la richiesta sul salario minimo legale sia molto superficiale, non si capisce cosa comprendano i 9 euro l’ora: sa più di un ballon d’essai estivo che non di una proposta vera e propria.



Intanto si guarda sempre ai rapporti tra Stati Uniti e Cina. Uno scontro frontale non sembra convenire a nessuno dei due…

Dopo la visita a Pechino del segretario di Stato Usa Blinken, e l’uscita di Biden contro Xi Jinping definito dittatore, sembrava difficile pensare a una distensione dei rapporti tra i due Paesi. Tuttavia, la missione del segretario al Tesoro Yellen sembra aver riaperto la possibilità di evitare un’ulteriore escalation. Gli Stati Uniti, del resto, hanno bisogno della Cina e c’è anche un forte pressing delle corporation Usa per ridurre le restrizioni esistenti. Anche il gigante asiatico ha i suoi problemi, con un’economia in rallentamento, e non ha certo interesse a spingere lo scontro oltre un certo livello.

L’Europa, intanto, cerca un dialogo con il Sud America, anche per ottenere gas e minerali importanti per la transizione green.

Sì, dopo il ritorno di Lula alla guida del Brasile questo dialogo sembra aver subito un’accelerazione e pare esserci anche la volontà di un più efficace coordinamento tra le economie sudamericane.

Stiamo comunque parlando di un’area che ha rapporti consolidati con Russia e Cina. Per l’Europa è anche un modo per bypassare le “restrizioni” degli Usa?

Perlomeno alleviarle, bypassarle mi sembra difficile. Restando in America Latina, credo sia importante evidenziare un fatto: mentre la siccità ha creato dei problemi di transito nel Canale di Panama per le navi più grandi, i cinesi stanno costruendo in Venezuela una ferrovia per trasportare merci bypassando il Canale. Sarà interessante seguirne gli sviluppi.

(Lorenzo Torrisi)

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