Nel cercare di ipotizzare uno scenario delle relazioni economiche internazionali per il 2024, l’aspetto che subito la fa da padrone è il sostanziale predominio dell’incertezza per molti elementi e fattori fondamentali.

Possiamo iniziare la lista con la presenza di due guerre sanguinose e pericolose, e parliamo dell’Ucraina e di Gaza, e poi continuare con lo scontro/confronto tra Russia e Usa, che si riverbera in una moltitudine di aspetti, il nuovo ruolo della Cina e in parte dell’India, che vanno a congiungersi al progetto Brics, inoltre, da ultimo, tre importanti tornate elettorali, e parliamo cioè delle presidenziali statunitensi, di quelle russe e delle elezioni per il nuovo Parlamento europeo. Bene, in maniera sommaria tutti questi elementi hanno in comune un simbolo, e cioè l’arretramento decisionale di tipo egemonico degli Usa, la quale nazione resta la più influente a livello mondiale, ma non più in posizione isolata e soprattutto decisoria.



Da tale punto di vista ecco il perché dell’attuale importanza delle dinamiche dei mercati di oro e petrolio, in quanto da altra angolazione ci dicono che le leve su cui si basava il decisionismo solitario degli Usa, e soprattutto le sue modalità di manifestazioni, stanno in un momento di profonda ridefinizione.



In sostanza, da dopo la caduta del muro di Berlino del 1989 e fino alla dilagazione e alla devastazione del Covid a partire dal 2020, la macroeconomia delle relazioni internazionali si basava di fatto sulla domanda aggregata degli Stati Uniti, e sul ruolo dei suoi più importanti aggregati finanziari e soggetti istituzionali di riferimento; la prova più lampante di questo mondo americano erano le durature ed effettive violazioni delle equazioni di parità coperta e scoperta agli interessi, la qual cosa riassunta la si potrebbe declinare come segue, e cioè che gli investitori in dollari sul mercato dei cambi andavano sempre a guadagnare, o per il corso della valuta o per il fatto degli interessi, mentre al contrario le due equazioni citate sono l’esplicitazione delle condizioni che fanno venire meno la possibilità di arbitraggio soprattutto sicuro e duraturo; bene, nel mondo americano posteriore alla caduta del Muro di Berlino è stato presente in maniera massiccia ed efficace l’arbitraggio di guadagni sicuri in dollari, e questo non è uno che dei motivi principali del perché la nazione Usa si sia indebitata col resto del mondo e col debito pubblico per ammontari giganteschi; tra le altre cose, queste dinamiche ricalcano nella sostanza le stesse antiche della vicenda del sesterzio romano, moneta sempre più inflazionata e svilita di argento per fare fronte alle spese senza fine di un impero immenso, il quale però non era più in grado di generare la ricchezza aggiuntiva necessaria ai suoi costi di mantenimento.



Quindi, si potrebbe anche estremizzare nell’affermare che il grande protagonista del 2024 in un modo o nell’altro è il debito pubblico di Washington, in quanto per mantenere la primazia mondiale sta crescendo a dismisura, e nei più segreti tabernacoli della finanza internazionale ci si sta interrogando in maniera seria e selettiva sulla sua mantenibilità e gestione.

Da questo punto d’angolo impatta un po’ tutto, in quanto ci si giocano le elezioni del prossimo Presidente della nazione, cioè che farà il nuovo eletto: continuerà con la dilatazione del debito oramai sotto gli occhi di un severo giudizio di mezzo mondo oppure cercherà la via del ridimensionamento?

Anche perché giova ricordare che a livello di risorse industriali energetiche e di materie prime gli Usa dipendono dai flussi internazionali, e questo è il motivo perché c’è inflazione negli Stati americani, perché il petrolio nelle sue quantità e nei suoi prezzi non lo decidono a Washington, bensì in altri luoghi del mondo.

È in atto in poche parole, una torsione economica immane tra la più grande e diversificata economia mondiale e i fornitori di materie prime ed energia, equilibri talmente grandi e delicati che i singoli contendenti e partecipanti devono sempre soppesare due volte la bontà e l’effettività delle loro scelte; addirittura, in un precedente intervento si è ipotizzata una sottile strategia dell’attuale presidenza Biden, e cioè quella di far apparire entro tre anni circa a partire da oggi la produzione gigantesca e pregiata del petrolio venezuelano sui mercati, che sarebbe in grado di tenere il barile Wti in un intorno stimabile dei 45 dollari. Ma per fare ciò gli Usa hanno di fronte complesse e non facili scelte di politica strategica che ricadono sugli equilibri parlamentari interni; in altre parole, non è un mistero per nessuno quanta lontananza effettiva ci sia tra il Venezuela e gli Usa da molti anni a questa parte; quindi avvicinare a sé il Venezuela vuol dire per forza affrontare il tema dei diritti umani, dell’immigrazione latinoamericana alle frontiere meridionali della nazione, per non parlare poi del rapporto privilegiato con la Russia dello Stato sudamericano.

Questo esempio mette in luce come e perché parecchi annunci di politica internazionale degli Usa appaiano solo propaganda; il motivo è presto detto: perché sono intenzioni più o meno concrete e buone, ma restano progetti che si basano su di una moltitudine di variabili non controllabili dai poteri americani. Infatti, molte volte questi effetti di annuncio hanno impatto sui mercati finanziari internazionali per pochi giorni, permettendo alla speculazione più rischiosa e appariscente di giocarsi grossi guadagni di ritorno; il problema è che passati quei pochi giorni, qualche settimana di attesa, senza variazioni reali effettive si torna più indietro dell’originario punto di equilibrio.

Il debito pubblico risente di tutto ciò perché più le spese sono campate in aria su presupposti di costi e di rientri non realizzabili, più diventa difficile trovare un nuovo argine agli obiettivi non realizzati.

Un’altra tipica sezione del debito che esplode quando la nazione egemone non tiene dietro gli eventi che vorrebbe controllare è quella degli interessi passivi, in quanto sempre più risorse aggiuntive vengono domandate dai creditori per gli originari scopi di un debitore non performante nella misura dovuta, e soprattutto attesa dai mercati.

Quindi, sì, il vero scenario di fondo del 2024 che da un po’ il la a ogni cosa dell’economia internazionale è la gestione e il percorso del debito pubblico a stelle e strisce.

giovanniricci669@gmail.com

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