La democrazia è sul piano politico quello che il libero mercato è sul piano economico. È questo uno dei postulati che sono stati alla base per decenni della crescita di un Occidente che ha ricostruito il proprio modello di sviluppo dopo i disastri delle dittature e delle guerre. Ma è un postulato che è rimasto più nei libri di analisi che non nella realtà. Perché il mercato ha avuto spesso il sopravvento e ha condizionato pesantemente lo sviluppo di una democrazia intesa non solo come partecipazione, ma anche e soprattutto come capacità di rispondere all’esigenza di equità e uguaglianza.



La pandemia è stata, e continua a essere, un esempio a due facce della globalizzazione: il volto negativo nell’estendere la diffusione del virus e quello positivo nella capacità di sfruttare le conoscenze e le tecnologie per contrastare con i vaccini la malattia. Così come i deludenti risultati della battaglia contro i cambiamenti climatici hanno la doppia immagine di una percezione diffusa della gravità della situazione che si unisce alla limitatezza delle misure concrete che sono state e saranno adottate per affrontare il problema.



Poi è venuta l’aggressione russa all’Ucraina che ha posto ancora di più in primo piano la fragilità e l’impotenza del sistema occidentale di fronte alla violenza di Stato del nuovo violento imperialismo di Mosca. È come se il mondo non si desse tregua nelle ricorrenti sfide e nelle continue minacce a un ordine perennemente in cammino, ma perdendo di vista di volta in volta le mete da raggiungere.

Per tracciare una rotta è comunque indispensabile una mappa e un sestante. E con la sua grande esperienza di uomo di mare (anzi, meglio, di Marina, da capitano di fregata) Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali alla Cattolica, ha raccolto i risultati delle sue analisi in un ampio saggio dal titolo che speriamo sia stato scelto più come segnale d’allarme che come una profezia: “Titanic, naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale” (Ed. Il Mulino, pagg. 360, €24).



Un libro che rivede, corregge e soprattutto amplia un precedente saggio di cinque anni fa e che si ferma alle soglie di questo nuovo anno orribile che ha portato la guerra al centro dell’Europa. Ma il dramma dell’Ucraina è purtroppo un’ulteriore casella di uno scenario mondiale in cui, come più volte sottolineato da papa Francesco, si combatte una guerra mondiale a pezzi: in Siria, nello Yemen, in Libia. Senza dimenticare l’Afghanistan, il perenne travaglio dei curdi, le guerre nascoste nell’Africa.

In questo libro Parsi offre una panoramica attenta e il più possibile completa dello scenario mondiale con un valore aggiunto importante: proprio l’intreccio tra politica ed economia che vede spesso le forze del mercato prevalere sulle ragioni di quella sovranità che dovrebbe appartenere al popolo. Ma la speranza, nelle ultime righe del libro, è che la sovranità riesca a recuperare il proprio valore. Un valore che non è certo quello del sovranismo o del populismo, ma il riscoprire “una responsabilità comune per provare a cambiare il nostro destino” con una “collaborazione tesa all’interesse generale dell’umanità piuttosto che una serie di inutili monadi suicide”. In pratica ridare contenuto alla parola democrazia, alla partecipazione. I mezzi e gli strumenti ci sono. I valori sono tutti da riscoprire e testimoniare.

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