Circa tre anni fa ebbi modo di partecipare alla riunione della Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, tenutasi a Buenos Aires. È stata un’esperienza interessante perché ho potuto constatare in prima persona non solo di come si gestisce l’economia mondiale, ma anche per avere la conferma di quello che già tempo prima sospettavo, ossia come l’Occidente ormai non sia più leader del settore e in particolare che gli Stati Uniti hanno ancora una supremazia sulla tecnologia militare, ma hanno perso ormai il primato in quella industriale, dove il colosso cinese è decisamente passi avanti rispetto al resto del mondo. E si può permettere non solo di comprare i debiti di intere nazioni per poi manovrarle a suo piacimento, specie nel controllo delle loro risorse naturali, ma anche di offrire, a costi ridicoli, soluzioni a nazioni in crisi per permettergli di uscirne e iniziare a svilupparsi.
Questa capacità deriva da molti fattori (ricordiamoci che la Cina spende in istruzione il 30% del suo Pil), ma sopratutto dal fatto che attraverso un costo del lavoro veramente infimo, le multinazionali mondiali hanno per decenni prodotto lì diversi loro manufatti di alta tecnologia, non comprendendo come ciò avrebbe significato la spietata concorrenza già per altro sperimentata col Giappone.
Oggi in pratica ci troviamo in una situazione di lotta per il potere economico (e anche politico) a livello mondiale nella quale l’Europa, non essendosi data una vera identità continentale a causa di una Ue forte nella moneta, ma debole economicamente e politicamente instabile a causa di fattori quali una divisione interna e interessi nazionali che, seppur legittimi, pretendono sovrapporsi a quell’ideale federativo che, sorto nel 1943 con il Manifesto di Ventotene, non si è mai realizzato.
A questo punto un “Vecchio Continente” in queste condizioni può, o potrebbe, soccombere di fronte a titani molto più uniti come Cina, Stati Uniti e una Russia con forti influenze politiche nel mondo. Secondo un mio modestissimo punto di vista, le cose potrebbero cambiare se la veduta delle nazioni che la compongono, oltre che a riunirsi, mirasse al continente latinoamericano come area del mondo in cui instaurare relazioni bilaterali finalmente serie. Si, perché a parte la Spagna per ragioni storiche, l’America Latina è da sempre poco considerata anche se costituisce un continente di immense ricchezze alla disperata ricerca di come sfruttarle a proprio beneficio attraverso l’acquisizione di moderne tecnologie che gli permettano quel salto di qualità che, per il momento, ha nel solo Brasile una potenza in grado di sfruttarlo.
L’Europa potrebbe colmare questo gap perché dispone di una tecnologia imponente e di risorse anche culturali e organizzative che sarebbero estremamente utili a tutto il continente latinoamericano che ha pure capacità in grado di interagire con il sistema europeo, avendo il vantaggio di un filo culturale che unisce, in grado di velocizzare il dialogo.
Occorre però che l’Ue intraprenda un cammino serio in questa direzione e che altrettanto i Paesi sudamericani si mettano in questa relazione che sarebbe di sfruttamento reciproco delle proprie risorse. In questo contesto l’Italia potrebbe rivestire un ruolo attualmente sconosciuto e cogliere un’occasione unica per potersi sviluppare attraverso interscambi sia culturali che economici, avendo una massa consistente di propri connazionali o discendenti delle massive emigrazioni che non aspettano altro che poter avere un legame con la propria Patria. Sono molti gli industriali di origine italiana presenti in Sudamerica e che hanno fondato aziende leader nei rispettivi settori, quindi potremmo contare su collaborazioni in grado di sviluppare una sintonia invidiabile.
Ma per far ciò l’Italia deve cambiare pelle e, in tempi rapidi, sviluppare risorse che possano agevolare e velocizzare questo processo di integrazione: anche la politica avrebbe il suo ruolo intensificando la presenza del nostro Paese e della sua cultura e diffondendo la conoscenza di quella sudamericana.
L’importanza dell’America Latina era stata ampiamente compresa da Amintore Fanfani, che negli anni Sessanta sviluppò delle relazioni non solo economiche degne di questo nome, ma anche culturali con la fondazione dell’Iila (Istituto italo latino-americano), una specie di porta europea aperta agli Stati latinoamericani che però, pur esistendo ancora, sta solo di questi tempi cercando di riconquistare la sua funzione.
D’altro canto da circa un paio d’anni si sta creando una relazione commerciale stretta tra Ue e Mercosur col fine di stabilire un interscambio economico più profondo tra i due continenti. Nonostante finora non si sia concretizzato molto a causa di reciproci divieti, è auspicabile che nell’interesse comune si possano sviluppare rapporti sempre più stretti che servirebbero a queste due importanti parti del mondo per costruire una relazione profonda in grado di incrementare la loro importanza a livello mondiale.