La stabilità politica e il ritmo di ripresa in America sono temi di interesse diretto per gli attori economici europei e italiani.
Al riguardo c’è una diversità di visione tra analisti politici e strateghi del mercato finanziario. I secondi scommettono sulla stabilità politica prospettica che reggerà un rimbalzo del Pil e dell’occupazione entro il 2021. E non temono la politica fiscale della sinistra maggioritaria nei due rami del Parlamento, visto che Joe Biden ha nominato Yanet Ellen come ministro del Tesoro, di cui il mercato ha fiducia: preferirà aumentare gli stimoli in deficit piuttosto che le tasse. Infatti i corsi azionari hanno ignorato il folklore antagonista dell’assalto al Campidoglio. Per inciso, questo potrebbe diventare un problema per l’export in euro proiettato a un rialzo de-competitivo sul dollaro, temporaneamente deprezzato dal debito crescente, tema che impone negoziati immediati tra Ue e Usa.
Ma parecchi analisti politici delle nazioni alleate scommettono su una instabilità duratura dell’America che rallenterà la ripresa e ridurrà il peso statunitense negli affari globali. Infatti i governi alleati dell’America, europei e nel Pacifico, hanno fatto aperture economiche alla Cina come riassicurazione nel caso di cedimento del mercato statunitense. Pechino ha colto il momento offrendo concessioni mai viste.
Chi ha ragione? Chi scommette sulla stabilità e ripresa del potere globale dell’America. Biden, per età, non cercherà un secondo mandato e pertanto agirà nel primo non in modi partitici, ma per entrare nella storia. Come cosa? Costruttore dell’unità interna e della forza esterna dell’America. Con chi? Per evitare interferenze dalla forte ala estrema e anti-mercato della sinistra cercherà convergenze con i centristi di destra. Le otterrà? E’ molto probabile sui temi chiave, come già si vede.
Pertanto il punto per gli europei è accelerare la ri-convergenza con l’America, senza tentennare temendone l’implosione.