Geolier, sull’onda del successo presenta il nuovo progetto: Il coraggio dei bambini

La scena rap italiana vede emergere con prepotenza il talento di Geolier, reduce dal suo secondo progetto discografico: Il coraggio dei bambini. L’artista, ospite della prossima puntata de Le Iene, si racconta in un’intervista rilasciata per Fanpage tra nuovo disco ed evoluzione umana e artistica. “Come nasce Il coraggio dei bambini? Non nasce, doveva essere. Io ho scritto i pezzi, ho raccontato cose: all’interno, magicamente, trovavamo sempre i bambini”.



Geolier, nome d’arte di Emanuele Palumbo, racconta la natura del suo ultimo progetto discografico: “Dopo aver ascoltato tutto l’album ho capito che raccontava di un bambino che viveva cose buone e cose cattive. Un bambino ha coraggio perchè ha paura di fare quella cosa ma la fa lo stesso: anche se avevamo paura, ci siamo riusciti e dobbiamo continuare a farlo”. Geolier risponde anche al valore del suo nuovo album dal punto di vista identificativo della scena rap italiana: “Più che l’immagine, per me è importante rappresentare. Io sono così, anche senza telecamere, non posso abbandonare quello che sono: tradirei oltre le persone che rappresento e quelle di Napoli, anche me stesso”.



Geolier, l’evoluzione dell’artista e propositi futuri

Geolier, nel corso dell’intervista rilasciata per Fanpage, ha toccato svariati temi ripercorrendo le tappe della sua crescita artistica e umana oltre alle ipotetiche mire future. “Come mi sono avvicinato al rap? Sembra che lo faccia da sempre. Ho ascoltato tutti i giorni i Co’Sang mangiandomi le strofe, studiando anche dopo averle sottolineate”. Sui cambiamenti della sua scrittura, l’artista ha spiegato: “Io scrivo sempre, per esempio: stanotte alle 2 ho scritto una cosa mentre guardavo un documentario. Non ho un metodo, è tutto di pancia”.



Geolier, alias Emanuele Palumbo, non nega la possibilità di poter abbracciare altri ambiti oltre a quelli musicali: “Se Mondadori mi ha proposto di scrivere un libro? Si, ma non è il momento. Dovrei raccontare qualcosa, ma se faccio un libro adesso non avrebbe senso: io voglio raccontare nel libro come diventare qualcuno”. Sul finire dell’intervista, racconta il suo personale auspicio per il futuro: “Ci stiamo avvicinando a rapper che hanno 50 anni, con artisti come Marra o Guè che fanno ancora uscire un disco all’anno. A me basterebbe che 10 anni dopo la mia morte, così come io ascoltavo i Co’Sang, chi inizia a fare rap ascolti me”.