Alcuni scrittori di fama mondiale, a cominciare da George R.R. Martin, colui che ha scritto il Trono di Spade, hanno citato in giudizio OpenAI, la società proprietaria di ChatGPT, in quanto avrebbe violato il copyright. In poche parole, come riferisce il Wall Street Journal, il chatbot sarebbe stato addestrato con i libri di diversi autori, fra cui Jonathan Franzen, John Grisham, Jodi Picault, per un totale di 17 scrittori molto famosi in tutto il mondo. La causa è stata presentata nel distretto di New York e secondo i denunciati OpenAI “ha copiato interamente le opere degli attori, senza autorizzazione o considerazione” con l’obiettivo di migliorare gli strumenti di IA generativa, precisamente i chatbot, visto che si tratta di materiale testuale.
“I mezzi di sussistenza di questi autori – si legge su una parte dei documenti della causa, così come riferisce Hdblog.it – derivano dalle opere che creano. Ma gli LLM del convenuto mettono a rischio la capacità dei narratori di fiction di guadagnarsi da vivere, poiché questi consentono a chiunque di generare – automaticamente e gratuitamente (o a basso costo) – testi che altrimenti pagherebbero agli scrittori per creare”.
GEORGE R.R. MARTIN VS OPEN AI: LE NUMEROSE DENUNCE VERSO LA SOCIETA’
Gli autori si dicono preoccupati dal fatto che le loro creazioni potrebbero essere sfruttare per consentire di creare delle opere derivate tramite intelligenza artificiale, che potrebbero essere di fatto delle copie parafrasate, o delle imitazioni, danneggiando così il mercato. Secondo chi denuncia, ChatGPT si poteva addestrare con opere di pubblico dominio su cui sono scaduti i copyright invece che utilizzate materiale protetto, aggirando quindi il pagamento di una licenza d’uso.
Si tratta, come fa notare Hdblog.it, dell’ennesima causa nei confronti di OpenAI da parte di autori famosi, che accusano la stessa società di violazioni del diritto d’autore. A inizio mese di settembre lo scrittore de Le Straordinarie Avventure di Kavalier & Clay, Michael Chabon, aveva citato in giudizio la società per lo stesso motivo, ma anche Sarah Silverman, Christopher Golden e Richard Kadrey, che invece avevano denunciato OpenAI all’inizio della scorsa estate.