George Soros ha investito ben 3 milioni di dollari in un anno in organizzazioni di sinistra con l’obiettivo di ostacolare il Gop in Texas. A rivelarlo è stat Fox News, che ha visionato dei documenti sul tema. La volontà del miliardario, secondo la testata, è quella di “aiutare i Democratici a guadagnare terreno nella roccaforte a stragrande maggioranza repubblicana”. Lo Stato americano ha infatti grande importanza in termini elettorali per la conquista della Casa Bianca.
La storia del Paese parla chiaro: in Texas si vota ininterrottamente per i candidati repubblicani dal 1980. Il dato in questione tuttavia non è stato sufficiente a fermare le intenzioni del capo della no-profit Open Society Foundation (OSF), che ha deciso di investire pesantemente nella causa dei democratici nell’ultimo anno. Sarebbe infatti particolarmente preoccupato dall’idea che Donald Trump possa tornare alla casa bianca. È da capire però quali risultati potrebbe avere ottenuto. Non è infatti il primo ciclo elettorale in cui ciò accade. L’orientamento politico del novantatreenne è palese da tempo, così come quello del figlio Alex, in attesa di prendere il controllo del suo impero. Quest’ultimo nei mesi scorsi ha più volte fatto visita all’amministrazione di Joe Biden.
George Soros finanzia democratici in Texas: la mossa in vista delle elezioni negli Usa
È difficile pensare però che dopo più di quarant’anni di dominio repubblicano, il Texas alle prossime elezioni possa andare ai democratici come George Soros vorrebbe. Anche perché non accenna applicarsi la crisi tra il governatore Greg Abbott e l’amministrazione di Joe Biden sul tema dei migranti. Al contrario, Donald Trump si è insieme ad altri 25 governatori repubblicani pubblicamente schierato con la politica locale e contro la Casa Bianca.
La Corte suprema degli Usa, nei giorni scorsi, ha però dato ragione a Joe Biden, imponendo al Texas di eliminare le barriere anti migranti istituite dopo che il governatore Greg Abbott aveva proclamato lo stato d’invasione. Un passo indietro però non c’è stato e di conseguenza si parla addirittura della possibilità di mettere la Guardia nazionale dello Stato sotto il controllo dell’autorità federale. Una ipotesi che accende i democratici ma che crea numerose scintille.