Lutto nel mondo della fotografia internazionale: George Zimbel è morto a Montreal all’età di 93 anni. Fotografo di lunga data negli Stati Uniti, dove è nato, era noto in particolare per la sua famosa foto di Marilyn Monroe con l’abito bianco che sbuca da un ingresso della metropolitana: realizzati nel corso delle riprese di “Quando la moglie è in vacanza” di Billy Wilder, gli scatti iconici della star del cinema con la gonna alzata dal vento sono entrati nella storia.



Nato il 15 luglio 1929 a Woburn, in Massachusetts, da una famiglia di immigrati ebrei, George Zimbel si era stabilito in Canada intorno al 1971, dove ha sempre svolto la professione di fotografo freelance. Nel corso della sua brillante carriera, ha condiviso l’amicizia con alcuni dei migliori fotografi del suo tempo: “Stavamo tutti facendo fotografia documentaristica, nient’altro. Ma tutto era completamente diverso tra l’uno e l’altro perché la chiave di tutto sta prima di tutto nella personalità del fotografo. Pensavamo che Garry Winogrand prendesse un po’ in giro le persone. Arnold Newman era giusto, perfettamente giusto, sai? Io, ero più il romantico del lotto…”, ha raccontato in un’intervista.



Addio a George Zimbel

George Zimbel nel corso della sua carriera ha ritratto tante celebrità. La già citata Marilyn Monroe ma non solo: tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta ha fotografato John F. Kennedy, Jacqueline Kennedy, Harry Truman, la regina Elisabetta II e Pierre Elliott Trudeau. Provava un grande affetto per la fotografia in bianconero per il suo essere più vicina alla scrittura e alla fragilità dei sentimenti umani che intendeva comunicare. “Ho fatto fotografie a colori, ma per me è davvero meglio il bianco e nero. Non capisco questa passione che ha oggi la gente per l’iperrealismo prodotto dai dispositivi digitali”, il suo giudizio tranchant. Apparteneva alla famiglia dei fotografi umanisti, nata dall’esperienza sociale dell’immediato dopoguerra. I suoi scatti dedicati a biblioteche pubbliche, stazioni e strade: “Sono stato molto fortunato a fotografare tutto questo. Oggi non avrei mai il permesso di fotografare nelle biblioteche, nelle scuole o nelle librerie… Nessuno può più fotografare senza incazzarsi! […] Non abbiamo il diritto, a quanto pare, di fotografare individualmente, anche quando siamo fotografi come me. Ma la polizia può farlo! Un negozio può filmarti! Il Comune può sorvegliarti con le telecamere di sorveglianza! Questo è possibile! Questo è un concetto ridicolo. Un’intera parte della nostra storia visiva è persa a causa di questa assurdità”. Mai banale.

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