Nonostante le proteste che stanno infiammando l’intera nazione da quasi un mese, alla fine il Parlamento della Georgia ha approvato in via definitiva – o quasi, dato che mancherebbe la firma della presidente, che è un requisito non fondamentale – la legge sugli agenti stranieri, più volte rinominata in modo dispregiativo dai critici come ‘legge russa’. Un via libera che era di fatto largamente atteso nonostante solamente una decina di giorni fa la presidente Salomé Zourabichvili vi aveva apposto sopra il suo veto, oggi aggirato (in modo legale, senza alcun ‘golpe’) dal Parlamento della Georgia con una maggioranza a dir poco netta di 84 favorevoli e 4 contrari.



Nel frattempo, davanti al Parlamento si erano raccolti i manifestati che da settimane stanno esprimendo il loro disappunto per la legge sugli agenti stranieri, senza che vi siano state tensioni con la polizia, stretta in un cordone per difendere il palazzo governativo. Immediata la reazione dell’Unione Europa, degli Stati Uniti e anche della stessa presidente della Georgia che – da un palco allestito nei pressi del Parlamento – ha invitato la popolazione a “preparare un vero referendum” attraverso una raccolta di firme per chiedere l’abrogazione integrale della legge.



Cos’è la legge sugli agenti stranieri approvata dal Parlamento della Georgia

Insomma, a poco sono serviti il veto della presidente della Georgia – nonostante fosse già stato apposto con la sicurezza che fosse solamente un gesto politico che non avrebbe fatto altro che tardare l’inevitabile approvazione della legge -, oppure il parere dell’Unione Europea che era arrivata anche ad ipotizzare sanzioni nel caso il Parlamento l’avesse approvata e neppure quello degli Stati Uniti (che hanno già deciso di imporre restrizioni ai visti dei politici georgiani che hanno votato a favore della legge) perché alla fine il governo di Sogno Georgiano ha deciso di tirare dritto.



Con l’entrata in vigore della legge – salvo un ancora possibile passo indietro, invocato oggi da Borrell – qualsiasi Ong e società di comunicazione (tra giornali e media) che riceve almeno il 20% di fondi dall’estero è costretta a registrarsi in un elenco di associazioni “perseguenti gli interessi di una potenza straniera” e saranno sottoposti a controlli più stringenti e costretti a condividere tutte le informazioni – anche quelle riservate – in loro possesso sullo Stato da cui ricevono fondi. L’esempio seguito dalla Georgia sembra essere quello della Russia, che ha approvato un testo simile pochi mesi fa, costringendo buona parte dei media indipendenti a chiudere i battenti.