La Georgia viaggia verso una guerra civile? Questo è il quesito che giunge da Tbilisi, dopo giorni di proteste, puntualmente disperse dalla polizia in tenuta antisommossa. La marcia per la Giornata internazionale della donna è stata l’occasione utile per i manifestanti per proseguire nella loro protesta contro due proposte di legge che hanno messo nel mirino le Ong scomode e i media liberi.



A “Pomeriggio 24”, Gianpiero Cofano (comunità Papa Giovanni XXIII), ha spiegato: “In questo momento mi trovo in Italia, ma sin dal 2006 frequento la Georgia, perché noi abbiamo una filiale in loco. Quali sono i rischi per la nostra comunità? Siamo già efficacemente controllati dal sistema, anche se bisogna dire che i processi di democratizzazione del Paese hanno portato a dare riconoscimenti di Ong ad attività come la nostra che sostengono il welfare locale. Con questo emendamento ora potrebbero chiederci quali siano i beneficiari delle nostre attività e imporci i soggetti da aiutare”.



GUERRA CIVILE IN GEORGIA? “PROBLEMI DI CORRUZIONE E LIBERTÀ DEI MEDIA”

A “Il Pomeriggio”, su Rai News 24, Cofano ha aggiunto che la situazione in essere in Georgia “va inserita nell’ampio scacchiere di quello che sta accadendo tra Russia e Ucraina. Parliamo di un Paese che nell’ultimo anno ha accolto circa 100mila russi e si stima siano arrivati oltre 2 miliardi di euro grazie alla loro presenza. Tuttavia, il 70-80% dei georgiani vuole avvicinarsi all’Europa. I problemi della corruzione e della liberta dei media ci sono, ma comprendo la titubanza dell’Ue a concedere alla Georgia lo status di candidata come è stato per la Moldavia e l’Ucraina”.



A “Tutto in un’ora”, successivamente, ha preso la parola Jacopo Saleri, professore di Storia del design all’università di Tbilisi: “Sono giorni abbastanza movimentati, siamo già alla terza giornata di proteste contro un emendamento che tocca diritti base, come poter manifestare con il supporto finanziario di Ong esterne alla Georgia. Questo è un tipo di approccio che sicuramente avvicina la Georgia ad atteggiamenti più russi che europei. Qui, inoltre, ci sono parecchi italiani”.