In bilico tra la Russia e l’Unione europea. Questa, in poche parole, la situazione in cui versa la Georgia, che da un lato vuole entrare a far parte della grande famiglia europea, dall’altro non vuole mettersi contro la Russia. Trovare un equilibrio non è semplice, anzi la situazione è estremamente delicata, sebbene le idee siano chiare su Vladimir Putin. Non a caso a Tbilisi si trovano facilmente slogan sui muri delle case che demonizzano il presidente russo. Da quando è diventata indipendente, nel 1991, la Georgia è cresciuta molto, compiendo grandi progressi per diventare una democrazia pluralista e un’economia di mercato. Infatti, tra il 2011 e il 2021 la crescita economica è stata in media del 4% e il tasso di povertà è sceso dal 69 al 53%. Ci sono politiche aperte agli investitori, l’economia si sta diversificando, anche se l’agricoltura resta un settore rilevante. Ma deve risolvere i nodi del suo sistema giudiziario, legati alla corruzione e all’oligarchicazzione, ad esempio, per portare avanti il suo sogno di entrare nell’Ue, con cui ha dal 2016 solo un accordo di associazione che comprende un’area di libero scambio globale.
Pur non condividendo un confine terrestre con l’Ue, la Georgia è uno Stato chiave per l’Europa. Lo spiega Frankfurter Allgemeine Zeitung, ricordando che dal punto di vista geopolitico è importante non lasciarla all’influenza negativa della Russia, ma ci sono anche interessi economici. Dunque, il Caucaso meridionale potrebbe diventare un “cuscinetto strategico” tra Russia, Iran e Turchia e assumere un ruolo più importante nella circolazione delle merci tramite il “Corridoio di Mezzo” tra Est e Ovest. Ad esempio, è in fase di progettazione un nuovo terminal merci a Poti, sul Mar Nero, ed è prevista la costruzione di un nuovo porto d’altura ad Anaklia.
UE O RUSSIA? LE “AMBIGUITÀ” DELLA GEORGIA
Nonostante ciò, il processo di avvicinamento all’Ue è lento. Infatti, rispetto ad Ucraina e Moldavia, che sono ufficialmente candidato all’adesione da un anno, la Georgia è in ritardo. Lo status sarà deciso dal Consiglio europeo solo a dicembre. Inoltre, secondo Frankfurter Allgemeine Zeitung, gli sforzi del governo di affrancarsi dalla Russia appaiono inconsistenti. Il primo ministro Irakli Garibashvili non vuole mettersi contro Vladimir Putin. Pur condannando la guerra in Ucraina, non fornisce armi a Kiev né ha imposto sanzioni alla Russia. Anzi, c’è chi sospetta che Mosca riesca ad importare beni dall’Europa proprio tramite la Georgia e altri Paesi post-sovietici, nonostante le sanzioni europee. La Germania non ha riscontrato alcuna violazione significativa, ma le esportazioni verso la Georgia sono stranamente raddoppiate nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A ciò si aggiungono i voli diretti dalla Russia e la Georgia, che sono tornati dopo una pausa di quattro anni, e le agevolazioni per i visti dei cittadini georgiani concesse da Putin. Secondo Garibashvili è lecito per il suo Paese continuare a mantenere contatti e commerciare con la Russia, nella convinzione che ciò non influisca sulle aspirazioni del Paese di entrare nell’Ue. Del resto, è conscio di essere un importante partner commerciale del Cremlino. Probabilmente è pure inevitabile, visto che, a differenza dell’Ucraina, è un Paese piccolo e facilmente conquistabile dalla Russia in un’eventuale invasione.
GEORGIA TRA UE E RUSSIA: IL NODO ENERGIA
Questa ambiguità non passa inosservata, ma c’è un altro motivo per il quale la Georgia fa “gola” all’Ue. Il 70% dell’energia elettrica prodotta dalla Georgia è idroelettrica, quindi “verde”. E solo un quarto di questo potenziale è stato sfruttato. Infatti, va ampliata l’energia eolica. Qual è però il problema? La Georgia, come l’Ucraina prima dell’invasione, è legata alla rete interconnessa russa, quindi non è sincronizzata con la rete europea. Ma si sta lavorando per consentire ciò, mentre si potenziano le esportazioni verso la Turchia. Inoltre, come riportato da Frankfurter Allgemeine Zeitung, il governo georgiano sta progettando un gigantesco cavo sottomarino attraverso il Mar Nero per un ulteriore collegamento alla rete elettrica europea.
Uno studio di fattibilità è previsto per la fine dell’anno. In questo modo, l’Ue si garantisce un altro fornitore importante e riduce l’indipendenza della Georgia dalla Russia. Non mancano le perplessità. In primis, perché la produzione di energia elettrica da fonte idroelettrica varia notevolmente a seconda della quantità di precipitazioni, motivo per il quale in inverno la Georgia si ritrova ad importare elettricità dalla Russia. Inoltre, c’è chi ritiene che i costi del progetto siano elevati e che potrebbero servire da due a quattro volte più dei 2,3 miliardi di euro stimi. Altra questione da non sottovalutare: chi deve assicurare il collegamento sottomarino, che percorre 150 chilometri da Sebastopoli, in Ucraina, dove si trova una base militare russa?