COME È MORTO GERARDO BIANCO, STORICO ESPONENTE DC
Gerardo Bianco è morto oggi a Roma: l’annuncio fulmineo che squarcia la politica italiana arriva quando lo storico esponente della Democrazia Cristiana aveva da poco compiuto 91 anni (lo scorso settembre). Le prime notizie circolanti sulle agenzie danno anche qualche indizio circa il come è morto Gerardo Bianco, purtroppo a seguito di un improvviso peggioramento dovuto ad un recente intervento chirurgico eseguito negli scorsi giorni.
È stato esponente per diverse legislature alla Camera dei Deputati per la Democrazia Cristiana, poi per il PPI, la Margherita e infine l’Ulivo: in molti lo ricordano per aver difeso per decenni la “causa meridionalista” portando però il suo stile franco e diretto al servizio dell’intera politica nazionale. Politico e latinista, il “professor” Gerardo Bianco diede vita a diversi partiti e movimenti dopo essersi staccato dalla DC a seguito della stagione di Tangentopoli: pur aiutando a formare “La Margherita” e “L’Ulivo”, quando nacque il Partito Democratico decide di non aderirvi preferendo rimanere nel Gruppo Misto dopo le Elezioni del 2006.
CHI ERA GERARDO BIANCO: LA CARRIERA E I RICORDI DEI COLLEGHI EX DC
«Chi ha lasciato Gerardo Bianco, il primo segretario del nuovo Partito Popolare Italiano»: così l’annuncio dato su Twitter stamattina dall’amico ed ex collega Pierluigi Castagnetti. «Democratico Cristiano e Popolare coerente e aperto al nuovo, instancabile mobilitatore di mille battaglie, maestro di tante generazioni di credenti impegnati in politica per far crescere le persone», scrive ancora l’ex DC e Ulivo. Gerardo Bianco è stato deputato per ben 9 legislature dal 1968 fino al 2006: capogruppo per la DC, Presidente dell’Associazione ex parlamentari ma anche Ministro dell’Istruzione tra il 1990 e il 1991 nel sesto Governo Andreotti. Originario di Guardia Lombardi, in provincia di Avellino, Gerardo Bianco si è laureato in lettere classiche ed è stato docente universitario di letteratura e storia della lingua latina all’Università di Parma.
Considerato nella politica della Prima Repubblica come uno dei più grandi e attenti “meridionalisti”, fu anche presidente dell’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno, l’antica associazione fondata tra gli altri anche da Benedetto Croce. Dopo il dissolversi della Dc, nel 1995 decise di “strappare” dall’amico-rivale Rocco Buttiglione tenendosi il marchio del Partito Popolare Italiano, dando così vita al nuovo partito assieme a Mino Martinazzoli contestando la “virata a destra” degli ex DC come Buttiglione. Come spiega oggi in suo ricordo l’ex Ministro della Cultura Dario Franceschini, «Gerardo Bianco era un uomo libero, colto, coraggioso, buono. Senza di lui non sarebbe nato l’Ulivo e soffriva che questo non gli fosse pienamente riconosciuto. Era antico e moderno insieme, custode della nobiltà della politica ma capace di capire il nuovo. Uno dei Grandi della Democrazia Cristiana. Per me un amico e un maestro. Ciao Gerardo». Commosso e sincero il ricordo di Gianfranco Rotondi in una bella lettera diffusa da Huffington Post: «Bianco non era un capo alla maniera dei notabili democristiani, specie meridionali: era un libero pensatore, cultore ossessivo della autonomia propria e degli altri […] Fu oppositore della solidarietà nazionale, nella quale vedeva un respiro mancante di libertà, una minaccia per l’evoluzione della democrazia dell’ alternanza. Il suo non fu anticomunismo viscerale, tant’è che nella diaspora democristiana lui scelse la riva sinistra, pur con l’autonomia e la sofferenza di uno spirito nato libero e rimasto libero […] Il centrosinistra gli deve molto: l’ha fondato lui, praticamente. Gli ha restituito poco, niente direi: non dico dove Bianco aveva diritto di essere, perché non voglio procurargli la prima incazzatura dell’oltretomba. Aveva pudore delle ambizioni, e riluttanza ai ruoli di potere».