Gerardo Pulli e la vita dopo Amici: “Ero arrivato a – 400 euro in banca”

Gerardo Pulli è il vincitori di Amici 11, che ha potuto portare a casa il cospicuo montepremi del talent show. In occasione di un intervista sul format di YouTube, Gin Talkin, l’artista ha annunciato il suo primo album intitolato San Michele/Arkangelo. Durante la chiacchierata, però, si è lasciato andare ad alcune confessioni legate alla sua carriera dopo il talent show.



Come riporta Biccy, Pulli ha svelato: “Ho firmato un contratto con una casa discografica dopo Amici. Però l’ho lasciato scadere perché non mi facevo trovare. Se dovevo fare una cosa prendevo tempo. Mi si era creato un senso di inappartenenza nei confronti di me stesso. Non trovavo più motivo per fare quello che facevo. Ero l’antagonista di me stesso e sabotavo quello che facevo“. E ancora: “Dopo mi sono dedicato ad altro. Ero spaesato e non sapevo cosa volevo. Ho iniziato ad ascoltare i dischi, ce n’è stato uno nel 2013 che mi ha aperto molto. Ho passato tanti anni ad ascoltare, non avevo più voglia di scrivere e non ho scritto nulla per parecchio. Avevo finito tutti i soldi di Amici, tutto quello che avevo guadagnato l’avevo speso. Ero arrivato a – 400 Euro in banca. Poi ho chiuso il conto portando i contanti.”



Gerardo Pulli la confessione: “Mi sono finto un manager con il mio produttore”

Gerardo Pulli, in un’intervista su YouTube sul format di Gin Talkin, ha svelato di essersi finto un’altra persona in diverse situazioni: “Mi sono anche finto un altro. Se è vero che ho ingannato il mio produttore per mesi fingendomi un manager italo danese? Sì.

Come riporta Biccy, Gerardo Pulli dichiara: “Se è vero che ho fatto il traslocatore fingendomi rumeno? Sì. Ho anche fatto l’Uber driver. Quando mi sono finto manager facevo le chiamate con il produttore e lui era entrato più in sintonia che ‘il manager’ che con il vero me. Però era scorretto perché io sentivo quello che lui pensava di me. Avevo due telefoni con più sim. Io non l’ho fatto per prendere in giro il produttore. Parlavo con la voce più bassa per non farmi riconoscere”.