Nell’immaginario collettivo la Germania è un pilastro di stabilità. La stampa tedesca si avvale di un’alta reputazione nei media italiani ed europei, che in questi anni hanno decantato il modello economico tedesco accontentandosi della narrazione. Ora però la maschera mostra crepe significative. Un recente rapporto del Bundesrechnungshof (Corte federale dei conti, l’ente di controllo finanziario federale tedesco) aveva messo in luce discrepanze nel bilancio federale tedesco del 2023, suscitando dubbi sulla sua veridicità. Di conseguenza è stato bocciato il bilancio 2024, considerato inverosimile, “taroccato”, per utilizzare termini meno aulici. Queste manipolazioni contabili, come il trasferimento di spese e debiti in fondi speciali, non solo distorcono la realtà, ma erodono la fiducia dei cittadini e degli investitori, oltre ad inquinare il mercato Ue, che come sappiamo, si regge su regole rigide (volute proprio dalla Germania).
La stessa Germania, nonostante la sua forza economica, ha importanti sfide da affrontare. Con un bilancio che prevede spese federali per circa 500 miliardi di euro e un indebitamento netto di 78 miliardi, Berlino si trova proiettata in zona rossa. Oltre a questo la complessa relazione tra il governo federale ed i Länder è ulteriormente messa alla prova dalla prevista perdita di 100 miliardi di euro nei prossimi quattro anni a favore dei Länder stessi, denaro che Berlino non faceva figurare a debito (per intenderci, da noi è il patto Stato-regioni, che impedisce di fare assunzioni o aumentare gli stipendi proprio a causa dell’equilibrio di stabilità Ue a disegno tedesco), come a debito non sono stati contabilizzati aiuti ad imprese e cittadini.
Il documento del Bundesrechnungshof aveva gettato luce sulla situazione delle finanze federali tedesche già per il 2023, rivelando alcune sorprendenti verità. Il progetto di bilancio federale per il 2023 non sembrava riflettere accuratamente la realtà delle finanze del Paese. Pratiche contabili, come la spostamento di spese e debiti in fondi speciali, hanno distorto la percezione della situazione finanziaria.
Queste operazioni hanno portato a una rappresentazione ingannevole delle finanze, mascherando la vera entità dell’indebitamento e delle spese. Le spese federali rimangono espansive, con previsioni di circa 500 miliardi di euro, ma andando a ritroso si è scoperto che i giochi contabili erano la prassi.
Ancora più allarmante è l’effettivo nuovo indebitamento netto (eNKA), che si attesta a circa 78 miliardi di euro, quattro volte superiore a quanto ufficialmente dichiarato nel bilancio federale. Un vero e proprio “trucco”, che nessuno in Europa dopo il 2000 ha mai solo contemplato, anzi era proprio la Germania a puntare il dito verso semplici assestamenti. Questo livello di indebitamento, unito al ritorno degli interessi sul debito ai livelli massimi precedenti, potrebbe avere gravi ripercussioni sul futuro economico della nazione.
Un altro punto di preoccupazione è la perdita prevista di circa 100 miliardi di euro tra il 2022 e il 2026, dovuta alle rinunce a favore dei Länder, gli Stati federali tedeschi. Questa situazione sottolinea la necessità di una maggiore equità nella distribuzione delle risorse finanziarie tra il governo federale e i Länder. Il Bundesrechnungshof ha chiaramente indicato che il ministero federale delle Finanze (BMF) dovrebbe fornire al Parlamento informazioni più chiare e trasparenti sulla situazione finanziaria. In Germania è un’ammonizione gravissima. L’ulteriore indebitamento, sia aperto che nascosto, dovrebbe essere fermato per garantire la stabilità finanziaria a lungo termine. Inoltre, è essenziale che il governo federale adotti una posizione più assertiva nei confronti dei Länder per garantire una distribuzione equa delle risorse.
Ma c’è di più. La Germania, una volta considerata l’ancora dell’economia europea, è ora etichettata come il “malato d’Europa” da figure autorevoli come Hans-Werner Sinn, presidente emerito dell’istituto Ifo. Questa narrativa è alimentata da sfide come la stagnante produzione manifatturiera e i crescenti prezzi energetici. La Germania, che una volta dominava con le sue esportazioni, ha segnalato un deficit commerciale per la prima volta in decenni nel 2022, ma nessuno in Europa lo ha denunciato. Anzi sulla stampa italiana sono continuati imperterriti gli elogi al “modello tedesco”.
La strategia energetica tedesca è al centro del problema. La Germania ha sempre goduto di un vantaggio in termini di prezzo grazie agli elevati volumi di gas russo acquistati nel corso degli anni. Questo vantaggio era solo del 10% all’inizio dell’anno, ma è salito a quasi due terzi durante l’estate. Sono dati forniti da Destatis, l’istituto statistico federale. In sostanza, sebbene l’economia tedesca, a causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni, risenta ora delle ridotte importazioni di gas russo, sta contemporaneamente aumentando il suo vantaggio rispetto alle attività produttive nel resto dell’Europa. Le famiglie tedesche, a parità di consumo, pagano meno per le loro bollette rispetto alle famiglie italiane, francesi e di altri Paesi europei. Nel concedere questo sconto alla Germania, Gazprom potrebbe probabilmente aver tenuto conto delle economie di scala generate dagli elevati volumi esportati, nonché della vicinanza della rete rispetto a Paesi più distanti come l’Italia. Un approccio fuori dalle regole Ue, che ha dato a Berlino prezzi stracciati sulle materie prime destinate alla produzione industriale. Oggi, mentre l’Europa cerca di ridurre la sua dipendenza dal gas russo, la Germania si sforza di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2045. Questi ambiziosi obiettivi, visti da molti come “estremamente ottimistici”, e la dipendenza dalle energie rinnovabili potrebbero causare problemi di volatilità per le aziende, anche perché d’ora in avanti sarà complicato per la Germania dare liquidità con queste modalità irregolari al suo sistema produttivo.
Scandali come il Dieselgate e Wirecard (sempre di soldi alle imprese si trattava, tramite pagamenti elettronici ed in palese violazione alle normative Ue) hanno messo in luce gravi problemi di integrità e trasparenza nelle principali aziende tedesche, minando la credibilità del Paese e messo in discussione la sua leadership nell’Ue. Ora lo scandalo dei conti federali truccati fa precipitare Berlino tra i comuni “mortali”, ai quali le regole venivano fatte rispettare e guai a trasgredirle. La maschera è caduta.
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