L’abbandono da parte di Joe Biden della corsa elettorale sembra aver aperto una vera e propria crisi – oltre che all’interno del Partito Democratico americano – in Germania, tanto che diversi ministeri sembrano aver avviato una sorta di gabinetto di crisi (per ora del tutto informale) anti Trump per valutare l’eventuale influenza del tycoon sull’economia tedesca e scongiurare i rischi: a dare la notizia è stato il Financial Times che cita alcuni funzionari tedeschi vicini a conoscenza del gabinetto. Al suo interno – riferisce il quotidiano americano – sarebbero inclusi diversi funzionari tedeschi del ministero Nordamericano e lo staff di pianificazione politica, oltre all’ufficio di coordinazione transatlantica e all’ambasciata tedesca a Washington con il chiaro intento – citiamo FT – di “discutere cosa significherebbe una vittoria di Trump alle elezioni presidenziali (..) e come Berlino dovrebbe reagire”. 



Le preoccupazioni tedesche – ma ci arriveremo meglio tra un attimo – sono parecchie e vanno dall’Ucraina, fino dall’economia tedesca, mentre la decisione di aprire proprio ora il gabinetto di crisi anti Trump della Germania sembra essere legata (sempre secondo il parete del Financial Times) anche al sempre più ampio isolamento tedesco. Da un lato – infatti – i tedeschi fanno i conti con una Russia sempre più aggressiva e distante dopo due anni di guerra in Ucraina, tutti gli attacchi pubblici e le sanzioni; mentre dall’altra parte non possono neppure contare più sulla sempre fedele Francia, alle prese con un’ondata di estrema destra e una tornata di elezioni (a dir poco) conflittuali.



Perché la Germania è preoccupata per la rielezione di Trump: dall’Ucraina al protezionismo, i punti sul tavolo del gabinetto di crisi

Così, i tedeschi sempre più isolata in Europa sembra intenzionata a correre ai ripari anche dalle eventuali (ipotetiche?) ingerenze da parte del Repubblicano Donald Trump, dato da quasi tutti i sondaggi politici USA in netto vantaggio sia sull’uscente Biden, sia rispetto a Kamala Harris, il nome attorno a cui si stanno concentrando le attenzioni dei Dem statunitensi. Il timore generale è che – esattamente come fu durante il suo scorso mandato – il tycoon imporrà in America una nuova politica protezionistica di chiusura verso i partner europei, superando un po’ quella visione del mondo globalizzato attorno alle volontà statunitensi; senza dimenticare che Trump – e in Germania lo sanno bene – ha scelto come suo vice JD Vance, ancor più protezionista, anti-UE e anti-Nato dello stesso ex presidente. 



Dal conto suo, Trump non ha nascosto che procederà verso il protezionismo americano, rimettendo in campo tutte quelle politiche ‘America-first’ che potrebbero (secondo le sue stesse promesse citate dal Financial Times) imporre dazi del 10% su tutte le importazioni: le conseguenze sarebbero devastanti per i tedeschi che basano buona parte della loro economia proprio sull’export anche – se non soprattutto – verso gli Stati Uniti.

Il secondo punto che preoccupa la Germania sembra essere la posizione di Trump nei confronti dell’Ucraina: apertamente contrario a qualsiasi proseguo della politica di aiuti istituita – e fermamente sostenuta – da Joe Biden, potrebbe finire per scaricare l’intero peso del supporto economico sulle spalle (ben più povere) degli Stati UE; senza dimenticare che un ipotetico abbandono di Kiev da parte degli USA si tradurrebbe in una vittoria quasi immediata da parte della Russia, con la duplice conseguenza di rendere del tutto inutili le enormi spese sostenute dal governo tedesco nel corso degli ultimi anni di conflitto.