CAOS AIUTI UE ALL’UCRAINA: LO STOP DELLA GERMANIA, I MOTIVI
Non è certamente il momento più alto a livello di indici di popolarità per il cancelliere Spd di Germania, Olaf Scholz: dopo lo scandalo della droga dello stupro alla festa del partito di Centrosinistra e con lo spettro dell’emergenza gas in Germania nel prossimo autunno, Berlino starebbe bloccando gli aiuti da 9 miliardi complessivi già pronti dall’Unione Europea all’Ucraina. Il motivo, spiega stamane Federico Fubini sul “Corriere della Sera”, risale principalmente al timore tedesco che si ricorra ancora a debito comune europeo per stanziare gli aiuti – come del resto già avvenuto sul fronte Covid, anche lì con l’iniziale opposizione proprio della Germania di Angela Merkel.
Il Governo è cambiato ma l’opposizione al “debito comune” è rimasta: tanto a Kiev quanto a Bruxelles, lo stop è stato confermato alle agenzie internazionali causando non poca irritazione nel Governo ucraino (tanto da ritenere direttamente diretta conseguenza la rimozione dell’ambasciatore ucraino da Berlino, Andriy Melnyk). Il pacchetto di aiuti ideato in primavera dalla Commissione Europea – governata tra l’altro da Presidente tedesca – era stato approvato con la cifra di 9 miliardi di euro da tutti i leader Ue a fine maggio: «il progetto prevede prestiti a Kiev rimborsabili dopo 25 anni e di fatto senza interessi, grazie a fondi che la Commissione stessa raccoglierebbe emettendo sul mercato debito garantito dagli Stati europei», spiega ancora l’editoriale del CorSera. Ma la Germania si oppone, così come faceva con gli eurobond, di fatto smentendo la promessa fatta dallo stesso Scholz nei consessi internazionali.
EMERGENZA GAS IN GERMANIA: COSA SI RISCHIA IN AUTUNNO
Ad essere particolarmente inviso il progetto di aiuti all’Ucraina con debito comune è il Ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner: per ora il dicastero delle Finanze si è reso disponibile ad inviare un solo miliardo di euro da versare a Kiev entro luglio. Ma dall’Ucraina la pazienza è al limite e il richiamo costante ad inviare nuovi aiuti – da almeno 5 miliardi – per contrastare l’avanzata della Russia nel Donbass è ormai giunto da Zelensky a cadenza giornaliera. L’emergenza nell’emergenza che rischia di rendere la Germania ancora più “autonoma” dalle decisioni europee è quanto avverrà nei prossimi mesi sul fronte gas: per ora l’opposizione tedesca al pacchetto di aiuti sembra slegata al tema del gas, ma da più parti si avanza l’accusa contro Berlino di voler “superare” alcune sanzioni alla Russia pur di recuperare il gas russo da cui Germania (e pure Italia) sono strettamente dipendenti.
Secondo Mosca, la Germania sarò a corto di metano perché applica le misure europee contro la Russia: il guasto “misterioso” al Nord Stream non aiuta, anche se dal Canada annunciano la riparazione della turbina di prossima sostituzione. «Il ministro dell’Economia Robert Habeck, leader dei Verdi, ha chiesto e ottenuto la restituzione della turbina dal Canada alla Germania dando chiari segni di volerla rispedire in Russia», spiega ancora Fubini sottolineando come Zelensky abbia reagito con la massima ira alla notizia in arrivo dalla Germania. Habeck del resto è stato netto e chiaro: «Se per il Canada c’è un problema legale, chiedo che la turbina sia spedita non in Russia ma a noi. Siamo costretti a chiederlo con il cuore pesante. Abbiamo bisogno delle capacità di Nord Stream per riempire gli stoccaggi di gas». Tradotto, ben presto la Germania, potrebbe separarsi ancora di più dalle decisioni/sanzioni Ue sul fronte Ucraina.