I detenuti in Germania percepiscono solo una frazione del salario minimo. Troppo poco per la Corte costituzionale federale, che passa la palla al legislatore affinché il lavoro per chi è in carcere sia più gratificante. I detenuti che lavorano nel sistema penale ricevono, infatti, tra 1,37 e 2,20 euro all’ora. Una retribuzione così bassa da violare il requisito della risocializzazione, recita la sentenza della Corte di martedì. Dunque, come ricostruito da Frankfurter Allgemeine Zeitung, le attuali disposizioni di legge sulla retribuzione dei detenuti sono incompatibili con la Costituzione. Entro il 30 giugno 2025, gli Stati federali devono riorganizzare la retribuzione dei detenuti.



Tuttavia, la Corte non ha richiesto un aumento retroattivo. La sentenza riguarda due detenuti della Baviera e della Renania SettentrionaleVestfalia dove, come nella maggior parte degli altri Stati federali, i detenuti sono obbligati a lavorare. Sebbene il lavoro forzato sia generalmente vietato in Germania, la Costituzione prevede un’eccezione nel caso di una privazione della libertà ordinata dal tribunale. Quindi, alcuni detenuti lavorano nelle aziende del carcere, spesso in laboratori di falegnameria o di fabbro. Altri sono impiegati nelle imprese che forniscono servizi per l’economia libera, come lavori di smistamento, imballaggio o assemblaggio all’interno delle carceri.



LA RETRIBUZIONE DEI DETENUTI IN GERMANIA

La retribuzione dei detenuti in Germania si basa su un parametro di legge, che è il 9% del reddito medio di tutti gli assicurati del regime pensionistico obbligatorio. Nel 2001 il legislatore ha quasi raddoppiato la retribuzione dei detenuti. Peraltro, già 25 anni fa la Corte costituzionale tedesca aveva dichiarato incostituzionale il livello di retribuzione dei detenuti in riferimento al requisito della risocializzazione. La retribuzione di base del 5%, allora in vigore, è stata aumentata appunto al 9%. Inoltre, i detenuti potevano guadagnare così giorni di riposo.



Nel corso dell’audizione sui regolamenti ora dichiarati incostituzionali, i rappresentanti dei governi dei Länder bavarese e della Renania SettentrionaleVestfalia, come riportato da Welt, si erano giustificati spiegando che esistevano valide ragioni per la discrepanza tra la retribuzione dei detenuti e il salario minimo previsto dalla legge, attualmente pari a 12 euro, tra cui le qualifiche e la produttività notevolmente inferiori dei detenuti. Circa due terzi non hanno una formazione professionale completa, molti non hanno nemmeno il diploma di scuola media. Inoltre, le entrate statali derivanti dal lavoro dei detenuti non coprono di gran lunga i costi: i 30 milioni di euro che entrano ogni anno nel bilancio dello Stato bavarese sono compensati da costi per il sistema penale pari a circa 400 milioni di euro.

“RISCHIO VIOLENZA DI STATO”

«Non è compito della Corte costituzionale federale prescrivere un particolare modello di retribuzione, sostituire le proprie considerazioni a quelle del legislatore e fissare di conseguenza il livello di retribuzione del lavoro carcerario», ha dichiarato Doris König, vicepresidente della Corte costituzionale federale della Germania. Ma il legislatore è obbligato, come è riportato nel primo principio guida della sentenza, a «sviluppare un concetto di risocializzazione completo, efficace e coerente, orientato allo stato della scienza, e a basare su di esso le norme essenziali del sistema penale che il legislatore deve determinare». Il lavoro in carcere è un mezzo efficace di risocializzazione solo se il lavoro svolto riceve un «adeguato riconoscimento». Altrimenti «ci sarebbe il rischio che i detenuti, che sono sottoposti a un ordine in cui il collegamento tra il lavoro richiesto loro e una retribuzione (equa) appropriata è in linea di principio interrotto, vengano degradati a oggetti della violenza di Stato».