In Germania le cose si complicano sia dal punto di vista economico che politico.

La scontata vittoria dell’estrema destra (e della sinistra euroscettica) nelle elezioni regionali di Turingia e Sassonia ha concretizzato infatti un’ennesima brutta figura elettorale per Scholz e il suo governo, aprendo una crisi sempre più difficile da contenere.



L’ affermazione dell’AfD (Alternativa per la Germania) era nell’aria, irrobustita anche dai recenti drammatici fatti di Solingen, ma i sondaggi non ipotizzavano addirittura la conquista della maggioranza relativa in Turingia (33,2%) e il testa a testa in Sassonia con la CDU, con entrambi i partiti intorno al 31% dei voti.



Se si aggiunge che la sinistra del BSW raggiunge il 15,6% in Turingia e l’11% in Sassonia (dove gli ex comunisti della Linke restano fuori per un soffio dalla soglia del 5%, ma raggiungono l’11,4 % in Turingia) ecco che resta davvero poco per i partiti di governo. Tra l’altro, mentre tengono i democristiani della CDU (23,9% e 31% in Sassonia) è clamorosa la sconfitta dei socialdemocratici della SPD, partito del cancelliere Olaf Scholz, che non arriva in media al 7%, mentre spariscono i liberali, che restano fuori da entrambi i parlamenti regionali e i verdi si fermano intorno al 5%.

Disastro annunciato in questa parte della Germania già DDR dove, passata l’euforia dell’integrazione con l’Ovest e gli evidenti progressi economici post-riunificazione, è si è sempre più scontenti del governo centrale in un generale aumento della povertà e relative incertezze economiche. È forte in queste aree il senso di esclusione, dove a motivi storici contribuiscono anche fattori demografici. Dopo l’unificazione, la ex Germania Orientale ha per esempio perso circa 4 milioni di abitanti, persone che si sono trasferite nei Land occidentali attratti da migliori opportunità di lavoro, e in Turingia la popolazione è così diminuita di un quinto rispetto al 1990.



Anche per effetto della migrazione interna, a est la società è più omogenea di quella dell’ovest del Paese, ma in proporzione è più anziana e con più maschi, due categorie demografiche in cui AfD intercetta maggiormente il suo consenso.

Una protesta che prima di tutto si manifesta con una forte diffidenza ed intransigenza contro agli immigrati, soprattutto turchi e comunque provenienti dal mondo musulmano; ricordando che si tratta di una Germania rurale, relativamente chiusa al mondo esterno.

Il voto di domenica è stato un clamoroso successo per il leader dell’AfD Biorn Hocke, pluri-denunciato e condannato per l’utilizzo di slogan nazisti, uno che ha recentemente definito “una vergogna nazionale” il memoriale degli ebrei uccisi dal Terzo Reich eretto a Berlino. Un leader con il quale nessuno vuole avere contatti, ma che ha raccolto la protesta contro i partiti di governo, giudicati deboli e divisi, eredi di Angela Merkel accusata di aver aperto le porte all’immigrazione incontrollata.

Non da oggi in situazioni come queste gli elettori scelgono gli estremisti, visto che a problemi obiettivamente complessi L’AfD risponde con soluzioni semplici, che vincono (almeno a parole) sull’inefficacia del governo. D’altronde l’ufficiale e totale chiusura dell’esecutivo all’AfD permette agli esponenti di Alternativa per la Germania di non assumersi responsabilità e di non “sporcarsi le mani” con le difficili scelte politiche di Berlino sia in economia che per la politica estera.

Particolare non trascurabile, in una spirale che in Germania si sta allargando sempre di più, è che il risultato del voto nei due Land – salvo inedite saldature tra estrema sinistra ed estrema destra – li rende di fatto ingovernabili in una instabilità che si sta generalizzando a tutti i livelli.

Essendo “politicamente impossibile” un qualsiasi contatto tra CDU e AfD (anche se qualcuno comincia ad ipotizzarlo) ovvero tra centro ed estrema destra, diventa sempre più difficile in queste zone anche l’ipotesi di un accordo di centro-sinistra sia per la mancanza di numeri sia perché in questo caso i socialdemocratici sarebbero solo partner di minoranza in un nuovo governo regionale. In vista di un altro voto importante il 22 settembre (si vota in Brandeburgo, altra roccaforte dell’AfD) le elezioni di domenica complicano ulteriormente le cose a Scholz, già alle prese con una congiuntura economica difficile, ma potranno avere anche conseguenze internazionali.

I rossobruni del BSW (perché anche quella sinistra ha diffuse venature neo-naziste) sono infatti, come la AfD, contestano l’appoggio tedesco all’Ucraina e in definitiva rimpiangono almeno in parte l’ex Germania Est, dove la nostalgia per gli ex occupanti sovietici è andata di fatto crescendo nel tempo.

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