Germania Austria stanno pressando l’Ue affinché non vieti le consulenze finanziarie basate sugli incentivi. Il modello in discussione, come riportato da Euractiv, prevede che i consulenti finanziari prestino i loro servizi gratuitamente ai clienti, ricevendo la loro retribuzione attraverso le commissioni provenienti dalle società che offrono i prodotti finanziari. Il problema è che ciò porta i risparmiatori ad acquistare prodotti finanziari sottoperformanti.



I consulenti finanziari in questo modo non sono infatti necessariamente incentivati ​​a fornire agli investitori al dettaglio i prodotti finanziari migliori e più convenienti, bensì i prodotti per i quali le aziende sono disposte a pagare le commissioni più alte, in modo da avere maggiori guadagni. I prodotti in questione, a loro volta, sono spesso quelli con commissioni di gestione più elevate, che vengono direttamente trasferite all’investitore al dettaglio.



Germania e Austria, pressing per consulenze finanziarie basate sugli incentivi: cosa succede

I Paesi Bassi e il Regno Unito hanno vietato il modello delle consulenze finanziarie basate sugli incentivi ormai da diversi mesi e i risultati sono stati positivi. È per questo motivo che BEUC, Organizzazione Europea dei Consumatori, come avevano fatto anche Better Finance e Finance Watch, lo scorso 28 novembre 2022 ha chiesto attraverso una lettera alla Commissione Europea, di fare lo stesso, estendendo il divieto. Germania Austria, tuttavia, non sono d’accordo.

Il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner ha scritto al commissario europeo Mairead McGuinness, affermando di essere “molto preoccupato per la discussione sull’includere eventualmente come parte della strategia un divieto generale di incentivi in quanto potrebbe inibire la fornitura di consulenza sugli investimenti nei casi in cui è maggiormente necessaria”. Inoltre, ha aggiunto che “l’attuale quadro consente di offrire diversi tipi di consulenza finanziaria lasciando all’investitore al dettaglio la decisione in merito alla consulenza prestata e alla forma della sua remunerazione”. La pensa allo stesso modo anche ministro delle finanze austriaco Magnus Brunner, che si è unito al coro.