Gregor Hirt, responsabile degli investimenti multi-asset a livello globale di Allianz Global Investors, in una intervista a Il Sole 24 Ore, ha detto la sua sull’economia europea: “Il vero malato è la Germania. Per anni ha saputo approfittare di un pasto gratis che le è stato regalato da una parte dal gas a basso costo proveniente dalla Russia, dall’altra dalla forte accelerazione della Cina, nei confronti della quale è uno dei principali esportatori”.
Le condizioni in questione, tuttavia, si sono col tempo sempre più affievoliti. “Ora che questi due fattori sono venuti meno emerge un Paese che in nome della filosofia di non creare debito ha per anni trascurato gli investimenti che servono a promuovere la crescita nel lungo termine”. Uno scenario diverso da quello degli altri Stati europei, “che hanno invece affrontato difficili riforme e sono nel frattempo diventati più efficienti: mi riferisco in particolare a Portogallo e Spagna, ma anche Grecia e Italia”.
“Germania è il vero malato d’Europa”, il commento di Gregor Hirt
Gregor Hirt, tuttavia, ammette che gli sforzi di questi Paesi non sempre sono stati riconosciuti. “Non sono stati compresi anche perché siamo prigionieri dei pregiudizi del passato, quando il denaro proveniente dall’Europa del Nord è stato spesso utilizzato in modo errato. Gli esempi recenti dimostrano invece che sono stati fatti passi avanti significativi in termini di infrastrutture e flessibilità, ma servirà tempo per cambiare questa percezione e anche l’atteggiamento stesso della Bce non aiuta a superare
il problema”.
E sottolinea: “La Banca centrale, come l’Europa stessa, è nata come compromesso politico: paesi come Francia e Italia avevano la tendenza a svalutare le proprie divise per riguadagnare competitività e serviva una stabilizzazione. Il risultato è stato un istituto centrale con un orientamento determinato essenzialmente dalla Germania e dal suo rigore monetario, ma ora la sua comunicazione è diventata molto più volatile, non va in nessuna direzione, e questo non è certo positivo”. Il riferimento è ovviamente ai tassi. “Sarebbe meglio dire che non si accetterà che le aspettative di inflazione a medio lungo termine salgano: questa è la direzione, punto e basta”.