Se l’acquisto di gas può essere considerato un aiuto indiretto alla Russia nella guerra contro l’Ucraina, come definire allora l’elusione dell’embargo sulle armi? La questione è rilevante, anche perché ad esserne responsabili sono Francia e Germania, e in parte anche l’Italia, secondo quanto scoperto dal Telegraph. Il quotidiano britannico, infatti, ha appreso che Parigi e Berlino avrebbero inviato a Mosca 273 milioni di euro in hardware militare, probabilmente in uso in Ucraina. Inoltre, avrebbero mandato attrezzature come bombe, razzi, missili e pistole, nonostante nell’Unione europea ci sia il divieto di spedire armi alla Russia, introdotto sulla scia dell’aggressione alla Crimea nel 2014. La vicenda è già nota alla Commissione Ue, che questo mese avrebbe lavorato per chiudere questa falla dopo aver appreso che almeno 10 stati membri hanno esportato quasi 350 milioni di euro in hardware al regime di Vladimir Putin.
Circa il 78% del materiale fornito è arrivato da aziende di Germania e Francia. Ora che tutto ciò è di dominio pubblico, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron sono finiti nel mirino delle critiche. Nel mirino però finisce anche l’Italia, responsabile dell’invio di armi per un valore di 22,5 milioni di euro dopo l’embargo Ue, mentre la Gran Bretagna ha effettuato vendite per 2,4 milioni di euro. Invece Austria, Bulgaria e Repubblica Ceca hanno esportato 49,3 milioni di euro in armi alla Russia tra il 2015 e il 2022.
QUALI ARMI SONO STATE INVIATE ALLA RUSSIA
Già nel mirino di feroci attacchi questa settimana per la sua riluttanza a fornire armi pesanti all’Ucraina, Olaf Scholz ora deve fronteggiare crescenti critiche visto che è emerso che aziende tedesche hanno usato una scappatoia nell’embargo Ue sulle esportazioni di armi alla Russia, concludendo vendite al Cremlino, secondo il Telegraph, per 121 milioni di euro in attrezzature dual-use, tra cui fucili e veicoli di protezione speciale. Un portavoce del ministero dell’Economia tedesco ha spiegato che le merci sono state vendute dopo che il Cremlino ha garantito che avrebbero avuto un uso civile, non applicazioni militari. «Se ci fossero state indicazioni di qualsiasi tipo di uso militare, le licenze di esportazione non sarebbero state concesse». Il governo francese, invece, non ha fornito alcun commento. La Francia, comunque, è ritenuta responsabile dell’invio di merci del valore di 152 milioni di euro. Oltre a bombe, razzi e siluri, sono state inviate termocamere per oltre mille carri armati russi, oltre che sistemi di navigazione per jet da combattimento ed elicotteri d’attacco.
CAOS NELL’UE: “SCAPPATOIA” CHIUSA
Il 24 febbraio, però, l’Unione europea ha introdotto ulteriori restrizioni che hanno arginato la situazione, ma la scappatoia di fatto è stata chiusa solo l’8 aprile. È servito, infatti, il quinto pacchetto di sanzioni per eliminare l’esenzione sulle vendite di armi precedentemente concordate alla Russia, dopo le proteste crescenti degli stati baltici e dell’Est. In particolare, Polonia e Lituania hanno fatto in modo che il testo originale dell’embargo venisse modificato. Dai dati della Commissione Ue è emerso che solo l’anno scorso i paesi dell’Ue hanno venduto alla Russia armi e munizioni per 39 milioni di euro, mentre il Cremlino si preparava a invadere l’Ucraina.