La politica economica dell’Europa è rischiosa per la Germania. A lanciare l’allarme è Welt, secondo cui il settore delle esportazioni tedesche, già in crisi, sta per affrontare un nuovo fardello. Gli affari in Cina sono molto fiacchi, un grande problema alla luce della grande dipendenza dell’economia tedesca da questo enorme mercato, ma anche dalle importazioni di importanti materie prime e pre-prodotti dalla Repubblica Popolare. Una via d’uscita per la Germania è la diversificazione, quindi l’ampliamento delle relazioni economiche con altri Paesi. Tuttavia, la responsabilità della politica commerciale spetta all’Unione europea. Ed è proprio in questo settore, così importante per l’economia tedesca, che Bruxelles sta fallendo. Ad esempio, l’accordo commerciale con l’Australia, che è ricca di risorse, è fallito nell’autunno del 2023. Anche l’importante patto UE-Mercosur con il Sud America è stato bloccato all’ultimo minuto a dicembre. L’accordo avrebbe creato una delle più grandi zone di libero scambio del mondo, con una copertura di oltre 700 milioni di persone.
Poco prima di Natale, l’Unione europea ha dato il via libera a una legge europea sulla catena di approvvigionamento che va ben oltre il regolamento tedesco, nonostante i timori della Germania. Quindi, in futuro, le aziende locali saranno responsabili di garantire che i loro fornitori nei Paesi lontani rispettino gli standard ambientali stabiliti da Bruxelles e non sfruttino o consentano il lavoro minorile. In caso di violazioni, le aziende rischiano pesanti sanzioni. L’obiettivo è esercitare pressione sugli altri Paesi su come devono produrre se vogliono accedere al mercato europeo. Inoltre, l’Ue sta anche cercando di imporre le sue idee di sostenibilità ai Paesi terzi con i suoi accordi commerciali bilaterali e sta annullando gli accordi se i partner non vogliono adeguarsi.
“COMMISSIONE UE VOLTO DELLA BUROCRAZIA, NON VOCE DELLA RAGIONE ECONOMICA”
Ma questa «politica commerciale carica di moralità», scrive Welt, è criticata da chi ritiene che alla fine saranno soprattutto i membri dell’Ue orientati all’esportazione, come la Germania, a pagare un prezzo elevato. «La Germania sta diventando sempre meno attraente come partner commerciale», ha dichiarato Dirk Jandura, presidente dell’Associazione del commercio all’ingrosso e all’estero (BGA). Il rischio è che la Cina e altri Paesi facciano affari nei Paesi emergenti e in via di sviluppo senza imporre le stesse normative dell’Ue. «Se continuiamo così, ci saranno sempre meno Paesi che vorranno venderci qualcosa. La Commissione von der Leyen mi delude immensamente. Non è la voce della ragione economica, ma il volto della burocrazia», lamenta il presidente di BGA. Infatti, molte PMI tedesche si ritireranno dai Paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione perché oberate dalla giungla normativa.
Anche Gabriel Felbermayr, direttore dell’Istituto austriaco di ricerca economica (Wifo), chiede maggiore realismo nella politica commerciale: «Oggi non è più vero che tutto ruota intorno all’Europa. Chiunque lo pensi ancora si è perso l’ascesa della Cina». La quota di mercato globale dell’Ue si riduce costantemente e il suo potere negoziale cala di conseguenza. Secondo l’economista, l’Ue sta complicando gli accordi commerciali con un numero sempre maggiore di questioni sociali e ambientali. «Finché non abbandoneremo l’ossessione che la nostra idea di sostenibilità sia l’unica giusta in materia di politica commerciale, non saremo in grado di concludere altri accordi con i Paesi emergenti e in via di sviluppo», avverte l’economista.