La riforma elettorale fortemente voluta – ed approvata – lo scorso anno dalla coalizione semaforo della Germania guidata da Olaf Scholz è stata dichiarata parzialmente incostituzionale: a dirlo è stato il massimo grado di giudizio tedesco – ovvero la Corte costituzionale federale di Karlsruhe – con una sentenza trapelata già nella tarda serata di ieri e poi confermata (dopo aver eliminato un PDF pubblicato per ragioni ignote sul sito dell’organo costituzionale) nella mattinata di oggi.



La questione è delicata e complicata – soprattutto per chi non ha dimestichezza con il sistema elettorale della Germania – e per comprenderla al meglio occorre fare un passo indietro: le elezioni legislative tedesche funzionano pressoché come quelle francesi e prevedono due distinte votazioni; la prima ha valenza regionale e serve per scegliere in modo diretto i propri rappresentanti locali, mentre la seconda funziona in base alle liste di partito.



Germania: come funziona il sistema elettorale del Bundestag tra le due votazioni e le clausole compensative

Sulla seconda votazione si basano le forze che poi comporranno il Bundestag (ovvero il parlamento tedesco), ma – almeno fino alla riforma elettorale oggi parzialmente censurata in Germania – sono previste anche tre clausole: la prima è detta del ‘mandato base‘ e permette ai candidati che hanno ottenuto più voti a livello regionale di entrare in parlamento anche senza aver raggiunto la soglia di sbarramento del 5% nella seconda votazione nazionale.

La seconda e la terza clausola – collegate tra loro – sono dette ‘di eccesso‘ e ‘di compensazione‘ e permettono ad un partito di ottenere un numero di poltrone proporzionali coerenti ai risultati delle prime votazioni aumentando (appunto, per compensazione) i seggi totali del Bundestag. Proprio in quest’ultima ottica si inseriva la riforma elettorale della Germania, pensata per ridurre il numero eccessivo di seggi che rendono il parlamento tedesco il più ampio di tutta l’UE; con ben 736 deputati eletti nel 2021.



La sentenza della Corte costituzionale sulla riforma elettorale delle Germania: “Illecito impedire il mandato di base”

Il semaforo nella sua proposta di riforma elettorale ha pensato di eliminare tutte e tre le clausole, evitando che nel parlamento della Germania ci siano seggi aggiuntivi di compensazione, eccesso o di base e fissando il limite a 630 deputati: secondo la sentenza costituzionale di cui parlavamo in apertura l’eliminazione della seconda e della terza clausola sarebbero “in linea con la Costituzione”; mentre l’incostituzionalità riguarderebbe solamente il mandato di base.

Secondo i giudici (infatti) impedire ai partiti che – pur non raggiungendo la soglia di sbarramento del 5% – ottengono tre vittorie consecutive nelle votazioni regionali di entrare nel Bundestag violerebbe sia l’articolo 38 sia l’articolo 21 della Costituzione tedesca che garantiscono parità di voto e di opportunità per tutti i partiti, anche (se non soprattutto) per quelli minori.

Una sentenza che certamente farà piacere sia alla CSU che al Partito di Sinistra e all’Unione al Bundestag, tutti e tre sotto – o appena sopra – alla soglia del 5% a livello nazionale, ma al contempo tra i partiti di maggioranza in alcune regioni sud-orientali; ma si tratta anche di un successo parziale perché nella questione di costituzionalità sollevata da 195 dei loro membri si chiedeva anche di mantenere intatte le clausole di compensazione e di eccesso.