C’era una volta la Germania che per iniziativa della sua cancelliera non chiudeva il campionato di calcio, unica in Europa, ed anticipava le aperture dopo la prima ondata di marzo.
Sembra il Giurassico: oggi ci ritroviamo una Merkel, scura in volto, che annuncia misure durissime dal 16 dicembre. Per giorni la cancelliera si è sgolata, ha provato in tutti i modi di “svegliare” i tedeschi, ricordando che un numero di morti così elevato non si poteva accettare. Ricordava Catone il Censore, quel senatore romano che ad ogni finale di discorso pronunciava con somma forza quel “Delenda Carthago (Cartagine va distrutta)” come un mantra. Cartagine, secondo il senatore, andava distrutta perché troppo ingombrante, nonostante fosse in pace con Roma.
Allo stesso modo la cancelliera Merkel, da varie settimane, andava ripetendo ai tedeschi di limitare i contatti, di stare a casa il più possibile e di rispettare le solite norme. Tutto vano.
La Germania lancia quindi un lockdown “duro” dal 16 dicembre al 10 gennaio, con la chiusura di negozi, scuole ed asili nido. L’obiettivo è contenere la nuova ondata di Covid-19 ed impedire il sovraccarico del sistema sanitario. Questo nonostante la Germania sia il paese al mondo con più posti in terapia intensiva.
Qualche numero per riflettere
In Germania i posti occupati in terapia intensiva sono circa 21mila, ma gli ospedali tedeschi hanno ancora quasi 20mila posti disponibili. Di questi, fatto non trascurabile, ben 7mila sono disponibili immediatamente, il resto in neanche una settimana. L’Italia, che comunque è in media europea, ha i letti di terapia intensiva fermi a circa 6.500, aumentati dopo la prima ondata. I Paesi Bassi in rapporto alla popolazione hanno numeri simili ai nostri, come Belgio e Francia; meno bene la Spagna (i numeri apparenti sembrano più alti, ma poi i posti vanno attrezzati, quindi non sono disponibili), male la Svezia.
Berlino, nonostante abbia numeri invidiabili ed efficienza, decide di chiudere tutto fino al 10 gennaio. Il contagio in Germania è definito esponenziale; i circa 30mila contagi quotidiani e più di 500 morti giornalieri (ricordiamo che in Germania sono conteggiati diversamente ed in base alle patologie), hanno indotto la Merkel a chiudere.
La Germania però prevede ristori fino a 500mila euro ad impresa e ferie pagate per i genitori che dovranno stare a casa a prendersi cura dei figli. Inoltre dai datori di lavoro viene incoraggiato il lavoro da casa: le aziende infatti possono avere, tramite il lavoro agile, bonus ed incentivi. La Merkel ha inoltre raccomandato alle famiglie che vogliano riunirsi di isolarsi una settimana prima onde evitare rischi.
Da ieri a preoccupare sono anche Giappone e Sud Corea, dove i contagi sono ritornati a crescere. In Usa in soli 4 giorni si è arrivati ad un milione di contagiati, sono 16 i milioni di casi totali.
Il Giappone ha registrato il suo record da marzo, 3.030 nuovi contagi accertati, secondo quanto comunicato dalle autorità di Tokyo, nonostante misure ferree. Anche la Sud Corea, che applica un sistema di tracciamento molto preciso, un vero punto di forza, registra 1.030 casi, record giornaliero da inizio crisi sanitaria, con 42mila casi totali, quasi quanto i paesi europei in un giorno.
Questo scenario ha preoccupato la Germania. Fino ad oggi Berlino aveva utilizzato il lockdown soft, ma secondo l’Istituto Koch non è più possibile e bisogno agire come Australia, Singapore o Nuova Zelanda, paesi in cui dopo un blocco totale di 20 giorni si è ripartiti con contagi azzerati. In quei paesi, però, i confini sono blindati ed il tracciamento risulta centrale.
A Berlino vogliono evitare la terza ondata, i vaccini non basteranno a contenerla e quindi risulta obbligatorio arrivarci con contagi azzerati o quasi. Diversamente, il sistema sanitario rischia una pressione forse peggiore rispetto a quella di marzo.
Come si muoverà l’Italia? La Germania invita la Ue a comportarsi di conseguenza. In Italia intanto divampa la polemica politica sul Natale. Una cosa è certa: il nostro paese non può permettersi di arrivare a gennaio con una situazione peggiore di quella attuale.