Ultima Generazione, in Germania attivisti nel mirino delle forze dell’ordine. Dopo gli ultimi allarmi lanciati dai sindaci e dal governo in merito al rischio di nuove manifestazioni di protesta annunciate dal sito, la polizia ha provveduto ad oscurare il materiale web e chiudere l’indirizzo dal quale l’associazione di disobbedienza civile lanciava gli appelli e pubblicava calendari con le prossime azioni da compiere. L’indagine si è concentrata anche sui finanziamenti ricevuti da privati soprattutto dopo campagne di raccolta fondi sui social.
Come riporta la rivista tedesca Der Spiegel, sono stati bloccati i conti correnti di diversi membri e sequestrati i beni appartenenti all’organizzazione. Inoltre va avanti anche l’inchiesta giudiziaria nei confronti di alcuni attivisti accusati di aver compiuto atti criminali, punibili secondo il codice penale con l’arresto. Ma non solo, molti tra i gestori del patrimonio architettonico e artistico, considerati parte lesa stanno provvedendo alla richiesta di risarcimento con multe a cifre record per il danneggiamento e successivo ripristino delle opere.
Ultima Generazione, le accuse a chi finanzia e protegge gli attivisti
L’ultimo blitz della polizia nei confronti degli attivisti di Ultima Generazione, ha riacceso il dibattito sulla stampa in Germania, soprattutto da una gran parte dell‘opinione pubblica e politica che si chiede perchè queste azioni legali siano arrivate così tardi. Nei mesi scorsi infatti, sono state permesse moltissime manifestazioni di protesta con danneggiamenti e situazioni di pericolo per gli automobilisti coinvolti nei blocchi stradali. Anche le minacce che erano state palesemente inviate tramite il sito, in particolare rivolte ai sindaci di Berlino e di alcune città della Baviera, sarebbero state sottovalutate.
L’accusa del giornale Der Spiegel è soprattutto nei confronti della procura di Monaco, colpevole in qualche modo di aver favorito con l’indifferenza le “azioni criminali” compiute da Ultima Generazione. Secondo la rivista ci sarebbero stati appoggi anche di una parte della politica, e quest’ultimo raid delle forze dell’ordine rischia di riattivare la polemica su come vengono gestite le procedure giuridiche, a volte poco “oggettive“.